Quando si parla di Teroldego non può non venire subito in mente il Trentino, terra d'elezione di questo rosso autoctono, portato secondo alcuni dall'asia minore nella notte dei tempi, per altri arriva più semplicemente dalla Valpolicella dove era conosciuto con il nome di Tirodola.
Sta di fatto che ha trovato in Trentino e in particolare nella Piana Rotaliana le condizioni ideali per svilupparsi, su un terreno alluvionale formato dai detriti trasportati dal fiume Noce.
È un vitigno piuttosto sensibile alle condizioni pedoclimatiche, tanto che coltivato in altre zone ha prodotto risultati deludenti o comunque molto diversi dal suo standard qualitativo.
Ho bevuto il Teroldego di La Vis, azienda cooperativa trentina con un elevatissimo livello qualitativo medio.
Ultimamente l'azienda, in alcune sue aree di produzione, ha sposato il biologico e l'ecosostenibilita' delle sue produzioni, con prodotti finali di assoluto rilievo come il Gewurztraminer Ai Padri o lo Chardonnay Manci.
Le caratteristiche principali del Teroldego di La Vis sono poche ma chiare e ben individuabili dal primo sorso del primo bicchiere.
Inanzitutto si distingue per un rosso porpora molto intenso, mentre al naso è in primis vinoso, poi si fa largo una accentuata nota di frutti di bosco.
Il sorso è piacevolmente acido, con tannini leggeri, di medio corpo e abbastanza persisitente.
Se vi piacciono i vini territoriali, poco omologati, freschi e piacevoli è da provare. Se invece preferite i vini morbidi, muscolosi, dalla poderosa struttura non è il vino che fa per voi.
Si abbina semplicemente con salumi come speck, formaggi di media stagionatura, alcuni pesci di lago con una particolare tendenza grassa, coniglio arrosto e in generale carni bianche saporite.
Commenti
Posta un commento