Refosco di S. Ovaldo |
Il miglior modo per valorizzare un territorio in ambito vitivinicolo è quello di coltivare vitigni autocnoni, quindi l'uva che per ragioni storiche e pedoclimatiche si è meglio adattata ad un certo territorio e che da il meglio della sua produzione quasi eslusivamente in quella zona.
E il Friuli Venezia Giulia, accanto alle adattabili uve internazionali, ha da sempre puntato moltissimo sulle varietà autoctone, come ribolla gialla, friulano, verduzzo, malvasia istriana tra i bianchi e refosco, tazzelenghe, schioppettino, raboso tra i rossi.
Ma tra questi ultimi non nascondo una certa simpatia e predilezione per un vitigno dalla lunga storia come il Refosco dal Peuncolo Rosso.
Al tempo dei romani era già coltivato e apprezzato nella zona di Aquileia, cittadina fondata nel II secolo a. C., anche se di certo a quell'epoca il vino era molto diverso da quello che oggi ci ritroviamo in tavola e a questo proposito basti pensare alla anfore utilizzate per la fermentazione, stoccaggio e trasporto del vino, ora utilizzate da alcuni produttori (guarda caso friulani) come Josko Gravner, ma con tecniche di produzione, lavorazione e conservazione ben diverse.
Siamo in un territorio con un microclima del tutto particolare, mite per la vicinanza al mare, colpito dai freddi venti di bora che aiutano a mantenere gli acini asciutti evitando malattie, marciumi e muffe, con buone escursioni termiche tra il giorno e la notte.
Il terreno è pianeggiante e di origine alluvionale, costituito da sabbie e argille.
Come tutti sanno il Refosco dal peduncolo rosso è così chiamato perché il pedicello che sostiene l'acino si tinge di colore rosso poco prima dell'inizio della vendemmia, rendendo quest'uva, tra l'altro ricca di pruina e quindi di lieviti autoctoni, facilmente riconoscibile.
Ho avuto modo di assaggiare il Refosco di S. Osvaldo, azienda di Loncon di Azzano Veneto, in provincia di Venezia. Infatti dimenticavo di dire che se il Refosco viene coltivato, oltre che in Friuli, anche in Istria e in Veneto al confine con il Friuli e con risultati di tutto rispetto, lo si deve anche a questa intraprendente realtà vitivinicola veneziana, entrata nel 2004 a far parte del gruppo Montelvini (ottimo produttore di Prosecco), che trent'anni fa ha riscoperto la coltivazione del Refosco dal peduncolo rosso, in una zona da dove stava ormai scomparendo.
Il suo colore è rosso porpora, mentre al naso sprigiona delicate note di rosa e piccoli frutti rossi (più lampone che mora).
Il sorso ha slancio e al contempo materia, con l'acidità spinta tipica del refosco, buona sapidità e tannini che si fanno sentire, senza essere sgradevoli.
Chiude una elegante nota amandorlata e un ricordo di macchia mediterranea.
Un ottimo vino da tutti i giorni in grado di abbinarsi con carni grasse e primi piatti con ragù di selvaggina.
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