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Visualizzazione dei post da 2016

I 10 migliori assaggi di Baccanera del 2016

Come ogni fine anno mi cimento nell'ardua impresa di trovare 10 vini tra quelli assaggiati nel corso dell'anno, che per qualche motivo mi sono rimasti impressi nella mente e nel cuore (e in taluni casi nel portafoglio). Non necessariamente sono i più cari e nemmeno sono sempre i più famosi, anche se devo ammettere che nel corso del 2016 molti di questi 10 vini sono straconosciuti alla grande maggioranza di tutti i winelovers. Come sempre, vista la difficoltà di stilare la classifica dei 10 migliori assaggi dell'anno sui più di 250 ufficiali (lasciando perdere gli assaggi 'non ufficiali' di cui non riporto traccia scritta per evitare che qualche produttore si offenda), non ho anche la pretesa di classificare a sua volta i vini dal n. 10 al n. 1 (o viceversa); sono quindi citati in ordine assolutamente 'spargolo' (un po' come i grappoli di alcuni vitigni). Sassicaia - Tenuta San Guido - 1998 Il vino, nato dall'idea del marchese Mario

Un Barbaresco che sfida i Barolo: Rabajà di Giuseppe Cortese, annata 2009

Nonostante il continuo allenamento all'assaggio e la capacità di saper apprezzare anche vini molto diversi tra loro, tipica di chi ha fatto il corso di sommelier, ogni appassionato di vino ha le proprie debolezze o inclinazioni. Spesso si tratta di prodotti di nicchia, vini per pochi intenditori che vogliono rimanere una elite, vitigni da poco riscoperti e che comunque hanno spesso una diffusione poco più che locale (Vitoska, Vuillermin ecc) Altre volte si tratta di vitigni internazionali prodotti nelle zone storicamente più vocate o al contrario in territori inusuali ma dove in modo quasi sorprendente si rivelano particolarmente adatte alla loro coltivazione per opera di qualche testardo produttore (Sassicaia, Montevetrano ecc)   Per quanto mi riguarda riconosco la mia particolare, sconfinata passione per il Barbaresco, un vino preciso, dinamico, territoriale, in grado di abbinare l'eleganza con l'intensità e con una personalità che alle volte fatica a rimanere nei

Assaggiamo il Bombino bianco di Masseria San Magno

Quello che mi sorprende non poco nel panorama viticolo italiano è la quasi inspiegabile distonia tra la copiosa diffusione di alcuni vitigni autoctoni rispetto a quanto invece se ne sente parlare. E' questo il caso del Bombino bianco, che è coltivato e diffuso in varie parti d'Italia ma la cui copertura mediatica è senza dubbio scarsa, tanto che raramente un appassionato di vino che non abiti in regioni dove viene intensamente coltivato spesso non l'ha mai assaggiato e nemmeno ne ha mai sentito parlare. E' diffuso in Romagna con il nome di Pagadebit, in quanto grazie alla sua prolificità e vigoria pare che fosse molto utilizzato dai contadini appunto per ripagarsi qualche debito. Come tutti i vitigni molto diffusi in quanto facili da coltivare spesso i produttori l'hanno considerato più un vino da quantità che da qualità, con il risultato che se ne produce molto nelle cantine sociali del sud Italia, dove viene venduto sfuso a prezzi ridicolmente bassi. Tut

La Sicilia di Donnafugata vista attraverso il Moscato di Pantelleria Kabir

Non si può immaginare la Sicilia vitivinicola senza pensare a Donnafugata e tra i tanti riusciti suoi prodotti, alcuni di una classe senza confini, non mi era mai capitato di provare il Kabir, un moscato di Pantelleria dall'ottimo rapporto qualità-prezzo. E' un vino dolce naturale coltivato sull'isola di Pantelleria, su terreni di origine vulcanica terrazzati con i tipici muretti a secco, prodotto da uve Zibibbo coltivate ad alberello all'interno di conche per proteggerle dalle particolari condizioni atmosferiche. La resa è di circa 40 ql/ha, ottenuta da viti molto vecchie, su una conformazione morfologica del tutto anomala e con condizioni pedoclimatiche altrettanto singolari. E devo dire che ancora una volta Donnafugata mi ha sorpreso con un prodotto che riesce incredibilmente a distinguersi per alcuni tratti distintivi dai tanti vini simili in commercio. Donnafugata insieme a poche altre cantine dell'isola ha guidato un vero e proprio percorso virtu

Presentazione Guida Viniplus Lombardia 2017 - Parte II

Proseguiamo la carrellata degli assaggi effettuati durante la presentazione della Guida Viniplus Lombardia 2017 con i vini rossi e i vini dolci. Vini Rossi Prime nebbie Cascina Piano Che si producesse vino in provincia di Varese per me era assolutamente una (gradita) novità. Infatti un po' come in altre zone della Lombardia, anche a Varese e dintorni l'agricoltura è stata progressivamente abbandonata come non redditizia a favore di una cultura della piccola e media impresa che ha portato il territorio a concentrarsi sui settori secondario e terziario. Non che manchino terreni cosiddetti 'vocati' alla coltivazione della vite, considerando che sia sulla sponda piemontese del lago Maggiore, sia nel Canton Ticino la viticoltura è invece ancora molto praticata e il Nebbiolo anche in queste zone sa regalare buone soddisfazioni. E' quindi stata una piacevole sorpresa ritrovare un vino a base Nebbiolo nella provincia di Varese e come sempre la curiosità di a

Presentazione Guida Viniplus Lombardia 2017 - Parte I

Baccanera non poteva mancare al 'generoso' banco di assaggio di Ais Milano in occasione della presentazione della guida Viniplus Lombardia 2017, nella solita prestigiosa location del Westine Palace. Molti e variegati gli assaggi e le aziende presenti di cui vi riassumo quelli che per un motivo o per l'altro mi hanno più interessato, dividendo le degustazioni tra spumanti, vini bianchi e vini rossi, dolci e passiti. Spumanti. Faccoli Franciacorta Dosaggio Zero Chardonnay 65%, Pinot bianco 30%, Pinot nero 5% per questo interessantissimo dosaggio zero di Faccoli, che matura 7 mesi in acciaio, 48 mesi sui lieviti fini e 2 mesi in bottiglia dopo la sboccatura. Elegante e raffinato all'olfatto, con le tipiche note di crema pasticcera, accenti agrumati e tropicalità. In bocca spicca per equilibrio e finale di grande sapidità. Cornaleto Franciacorta Pas Dose' 1998   Alcuni amici che lo avevano assaggiato prima di me, ne parlavano come di un vino pr

La piacevole classicità del Barolo Cerretta di Schiavenza

Ci sono Barolo rinomati e ci sono poi quelli delle cantine più piccole ma per questo non meno interessanti dei primi. E' questo il caso di Schiavenza, che oltre a produrre un Barolo di assoluto rilievo è anche un ristorante piuttosto conosciuto nelle Langhe. Rimanendo però al vino possiamo raccontare la storia di una azienda di piccole-medie dimensioni di Serralunga d'Alba, nata nel 1956 per opera dei fratelli Vittorio e Ugo Alessandria, oggi condotta dalla seconda generazione che ha mantenuto la rigorosità tradizionalista di produrre Barolo e dove più che il marketing e la pubblicità sotto varie forme ha decisamente puntato sulla qualità produttiva e sulla sostanza. Solo 10 gli ettari di proprietà quasi tutti a Serralunga d'Alba  su terreno fortemente argilloso e calcareo,  in cui si produce Nebbiolo in varie denominazioni come  Langhe Nebbiolo, Barolo Serralunga e Barolo nelle sotto-zone di Broglio, Prapò e Bricco Cerretta,  da cui si producono vini come dice

Ra'is, il moscato di Baglio di Pianetto

Baglio di Pianetto è lo strano caso di una azienda conosciuta, sia sul mercato italiano che internazionale, ma che storicamente non riesce ad emergere del tutto sulle più importanti guide di settore. Produce quasi 500.000 bottiglie l'anno, ha una gamma produttiva di tutto rispetto, partecipa regolarmente alle principali fiere di settore, ha una politica aziendale incentrata sulla conduzione biologica e sulla qualità che si concretizza in basse rese in vigna e nell'investimento in personale giovane ma ben motivato e preparato, come il giovane enologo Marco Bernabei, figlio di Franco creatore di Flaccianello e Fontalloro. L'azienda distingue tre linee produttive a partire da una entry level di vini freschi e giovani, per passare a The origins che continua una idea produttiva di blend di vini autoctoni siciliani e alloctoni francesi voluta direttamente dal fondatore, infine le riserve e le limited edition, come ormai è consuetudine per quasi tutti i produttori. Ho ass

Viaggio tra i vitigni autoctoni rari: lo Zweigelt

Lo Zweigelt è un vitigno pochissimo conosciuto in Italia. Io stesso assaggiandolo distrattamente ho pensato fosse un parente della Schiava, vino rosso prodotto in grandi quantità nel Trentino-Alto Adige. Invece si tratta del vitigno a bacca nera più diffuso in Austria, sua patria di elezione, nato nel 1922 dall'incrocio del Blaufrankisch con il St. Laurent, ma che ha trovato di recente una certa diffusione anche in Canada, Inghilterra e Ungheria, mentre in Italia è poco diffuso e comunque concentrato in Alto Adige. Tuttavia la sua massima produzione ed espressione la raggiunge in Austria (superando di gran lunga il blaufrankish), dove coltivato soprattutto nel Burgerland e dove è conosciuto come vino piacevole e immediato, con una buona presenza speziata e una presenza acida insistita. Sicuramente il successo di questo vino è determinato dalla particolare vigoria del vitigno che garantisce solitamente rese abbondanti, con una produzione orientata verso vini semplici, anche

I Cannonau Vigna Sorella e Chidera, annata 2014

Stiamo ancora in Sardegna per parlare di Cannonau, vitigno autoctono dell'isola dalle origini antichissime riscoperto in alcuni vasi di ceramica del XII secolo a.C. Puntuale come il Natale, ho letto di recente dell'ennesima ricerca internazionale che parla del vino rosso e delle sue proprietà antiossidanti, che nel caso del Cannonau pare siano particolarmente importanti. Che lo siano o meno non credo che questo porti a consumare più vino chi solitamente non ne beve, ma di sicuro aiuta la consapevolezza generale che bere poco ma bene, contribuisce a migliorare la qualità della vita oltre ad essere un piccolo tassello di un complicato puzzle, che affiancato a tanti altri comportamenti corretti nella vita di tutti i giorni, può aiutare e influire positivamente sulla salute di ogni individuo. Tornando più direttamente al nostro amato Cannonau, è anche il vino rosso che più di ogni altro richiama alla memoria la Sardegna, con tutto il suo carico di nostalgici ricordi di una

Korem Isola dei Nuraghi di Argiolas

Korem di Argiolas Argiolas è produttore rinomato e i suoi vini si differenziano per il non facile compito di riuscire ad avere un ottimo rapporto qualità-prezzo, oltre al fatto di essere abbastanza facilmente reperibili sul mercato, in alcuni casi anche in Gdo. In particolare l'altra sera mi è capitato di assaggiare il Korem, un blend tutto autoctono sardo di Cannonau, Bovale e Carignano, con vigne coltivate nella tenuta di Sa Tanca, ad una altezza di circa 250-300 metri dal mare. A sede si trova nei dintorni di Serdiana, in provincia di Cagliari, vicino a Doglianova, non lontano da Pala Vini e dalla Cantina di Dolianova, mentre le vigne da cui nasce il Korem si trovano in alcuni territori divisi tra Selegas e Guamaggiore Qui i terreni sono pietrosi, battuti dal vento, calcarei, mentre il clima è particolarmente fortunato grazie ad una adeguata distribuzione delle piogge durante l'arco dell'anno rispetto ad altre zone della Sardegna e buone escursioni termiche ch

Barolo Brunate Marcarini annata 2004

Barolo Brunate Marcarini Prima d'ora avevo già fatto una degustazione di Barolo Marcarini in una memorabile verticale ( http://baccanera88.blogspot.it/2013/11/verticale-di-barolo-brunate-marcarini.html ). L'azienda è ubicata a La Morra, con vigneti sparsi nei dintorni e in particolare 4,5 ettari a Brunate dove si ricava un grande Barolo. Marcarini è un tradizionalista con un grande rispetto per il Nebbiolo, vitigno difficile e scontroso che va aspettato; utilizza la botte grande, per fare in modo che le cessioni del legno siano lente e graduali, senza interferire con la naturale maturazione del vino e con le sue caratteristiche primarie. Dalla precedente verticale mi ricordavo un vino potente e generoso, ma al contempo capace di regalare eleganza, ricchezza di estratto, un vino a tratti austero, con una trama tannica fine mai completamente domata dal tempo. Le sensazioni si sono senz'altro ripetute con questa annata 2004, che si esprime in tutta la sua evidente c

Il Pinot nero di La Scolca

Pinot nero di La Scolca La Scolca lavora prevalentemente con il Cortese, vitigno in cui ha sempre creduto utilizzandolo soprattutto per la spumantizzazione, da cui ha raggiunto risultati sorprendenti. Prendiamo ad esempio il suo Metodo Classico con affinamento di 10 anni sui lieviti, che si rivela essere sorprendente per la sua aristocratica e al contempo esuberante personalità. Del resto la zona è proprio quella di Gavi, presso Novi Ligure, in cui il Cortese si è insidiato in tempi remoti e che riesce a dare il meglio grazie al giusto apporto di terroir e condizioni pedoclimatiche. Ho avuto il piacere di assaggiare il Gavi di La Scolca una prima volta ( http://baccanera88.blogspot.it/2015/07/i-primi-50-anni-dellassociazione.html ), poi ancora il loro d'Antan in occasione dei 50 anni di Ais ( http://baccanera88.blogspot.it/2015/07/i-primi-50-anni-dellassociazione.html ), e infine ora è la volta del Pinot nero, unico vitigno a bacca rossa dell'azienda, che in altre