Pinot nero di La Scolca |
La Scolca lavora prevalentemente con il Cortese, vitigno in cui ha sempre creduto utilizzandolo soprattutto per la spumantizzazione, da cui ha raggiunto risultati sorprendenti.
Prendiamo ad esempio il suo Metodo Classico con affinamento di 10 anni sui lieviti, che si rivela essere sorprendente per la sua aristocratica e al contempo esuberante personalità.
Del resto la zona è proprio quella di Gavi, presso Novi Ligure, in cui il Cortese si è insidiato in tempi remoti e che riesce a dare il meglio grazie al giusto apporto di terroir e condizioni pedoclimatiche.
Ho avuto il piacere di assaggiare il Gavi di La Scolca una prima volta (http://baccanera88.blogspot.it/2015/07/i-primi-50-anni-dellassociazione.html), poi ancora il loro d'Antan in occasione dei 50 anni di Ais (http://baccanera88.blogspot.it/2015/07/i-primi-50-anni-dellassociazione.html), e infine ora è la volta del Pinot nero, unico vitigno a bacca rossa dell'azienda, che in altre zone d'Italia viene soprattutto utilizzato per realizzare Metodo Classico (Alto Adige a parte), mentre la Scolca ha deciso di vinificarlo in rosso dedicandogli particolari attenzioni.
Dopo la vendemmia e la vinificazione in acciaio, matura in tonneaux di rovere francese per un periodo che varia da 12 mesi ai 2 anni, poi in bottiglia per altri 6 mesi prima di essere messo in commercio.Come sempre più ancora che le attenzioni (necessarie) in vigna e le alchimie in cantina, è necessario trovare i terreni ideali per piantare una vigna di Pinot noir, che si riconosce come un vitigno particolarmente difficile, scontroso, per nulla scontato sia per l'agronomo sia per l'enologo.
In parte possiamo considerarla una sfida enologica, che trova la sua sublimazione in Borgogna, patria di elezione, zona in cui è coltivato da almeno 2000 anni, ed in cui si è adattato in maniera sostanzialmente perfetta soprattutto nella zona della Cote d'Or, che poi è anche la zona dove si producono i migliori Pinot noir del mondo.
Francia a parte, grazie alla sua propensione per i climi freschi o freddi, riesce bene in Germania soprattutto nella zona della Mosella, in Austria nel Burgerland, poi ancora in Nuova Zelanda e in Cile sempre nelle zone più fredde e per finire in Oregon, dove si possono ritrovare condizioni climatiche e di terroir particolarmente simili a quelli della Borgogna.
Fuori da queste zone particolarmente vocate è invece piuttosto facile trovare Pinot noir particolarmente scialbi e privi di quell'eleganza aristocratica e quella personalità tutta tipica di quest'uva.
Questo in generale poi ci sono delle microzone con produttori che puntano molto sulla qualità dove possiamo trovare Pinot sorprendenti come è il caso di La Scolca.
I profumi sono complessi e avvolgenti, di ribes e spezie, bastoncino di liquirizia e humus, una eleganza ben portata e distinta.
I tannini sono succosi e setosi e la struttura è agile e piacevolmente tonica, su un finale persistente e pieno di energia.
Un'ottimo esempio di Pinot nero ben riuscito fuori dalle classiche zone di produzione.
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