Come sempre prima di scrivere un post cerco in rete informazioni che mi possano essere utili.
Digitando su google 'verticale Sassicaia' il noto motore di ricerca mi restituisce dei risultati che riportano a noti blog-siti che (stra)parlano di vino e che si riassumono pressappoco così: 'mitica verticale di 6 annate di Sassicaia, verticale di Sassicaia in 7 annate, stupenda verticale di Sassicaia in 6 annate ecc
Allora la domanda mi viene spontanea: e allora io che ho avuto il privilegio di degustare 14 annate di Sassicaia che roboante aggettivo dovrei utilizzare ?
La risposta è nessuno, perchè non esiste un solo aggettivo adatto per poter commentare una serata di fine ottobre in cui il sottoscritto ha avuto la fortuna di essere tra i pochi degustatori di una verticale di 14 annate di Sassicaia abbinati ad una sontuosa cena !!!
Ma prima ancora di vino e cibo è importante la compagnia di amici che sanno apprezzare il vino, perchè saperlo degustare è un piacere ma berlo in compagnia condividendo le sensazioni che è in grado di esprimere è ancora più importante.
La storia del Sassicaia è nota e in parte deriva da un insieme di fortunate coincidenze che si possono riassumere nella scelta di un terroir adatto alla coltivazione di vitigni bordolesi come il Cabernet Franc e il Cabernet Sauvignon, allora poco diffusi in Italia, la passione per il nonno di Mario Incisa verso i tagli bordolesi, l'incontro con un enologo di grande talento come Giacomo Tachis, gli apprezzamenti di grandi giornalisti come Veronelli prima e di riviste come Decanter poi.
Ma prima di tutto e di tutti c'è stata la scoperta di un terroir particolarmente adatto alla coltivazione di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, un territorio quello di Bolgheri e dintorni che è diventato in pochi anni un riferimento per l'intero settore vitivinicolo italiano e che ha contribuito non poco a trainare i consumi di un intero settore.
Siamo alla fine degli anni '60, precisamente il 1968 quando viene prodotta la prima annata di quello che presto diventerà uno dei vini più copiati al mondo, e che da subito inizierà ad accumulare premi nazionali e internazionali che lo porteranno a competere alla pari con importanti vini bordolesi.
Non vi voglio annoiare con tutte le 14 annate di Sassicaia (tra l'altro una sapeva senza dubbio di tappo) ma mi soffermerò sulle tre che più ci hanno impressionato.
Le annate assaggiate: 1992, 1996, 1998, 1999, 2000, 2001, 2004, 2006, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, 2013.
Sassicaia annata 1992
Era l'annata più vecchia della batteria (ancora con l'indicazione Vino da Tavola) e si è comportata in maniera perfetta.
Colore tendente al granato, ha profumi delicati e al contempo intensi che deviano su note vegetali, balsamiche, eucalipto, liquirizia, sottobosco, funghi, catrame, pollaio, un filo etereo.
In bocca ha ancora buona struttura, anche se più esile e meno muscolosa di tutte le annate successive, buona sapidità, con una vena piacevolmente minerale, tannini levigatissimi e setosi, buon allungo sul finale.
Vintage e commuovente, si classifica secondo.
Sassicaia annata 1998
Un vino dalla classe cristallina, con il tratto netto e deciso, eleganza e carattere, intensità e grazia, che dire ..... in questo Sassicaia c'è proprio tutto.
Senza dubbio la migliore annata della serata, un po' a sorpresa ma a ripensarci neanche poi tanto, se si pensa che è universalmente riconosciuta come un'ottima annata per tutta la Doc.
Qui il colore si fa più rubino che granato, i profumi si rifanno al ventaglio olfattivo del 1992 ma tutto con una intensità più accentuata.
Bellissime note di eucalipto, foglia bagnata, liquirizia, china, in bocca mostra più muscoli rispetto al 1992, ma tutto sempre ben modellato e amalgamato in una eleganza e raffinatezza complessiva.
Finale dalla lunghezza stratosferica.
Un assoluto numero 1.
Sassicaia annata 2001
Il Sassicaia ha la caratteristica di risultare ottimo anche nelle annate storte, figuriamoci quindi nelle annate climaticamente ben riuscite come la 2001.
Qui i profumi sono un filo più austeri rispetto alla 1998 e alla 1992, comunque si impone un marchio di fabbrica che insiste sui sentori di eucalipto, grafite, cuoio, pepe nero, con buona componente fruttata in particolare confettura di more e prugna secca.
In bocca i tannini sono più irruenti rispetto alle annate precedenti, comunque ben amalgamati nella struttura complessiva, che beneficia di una sorprendente freschezza, bocca succosa, corrispondenza perfetta con il naso e finale chilometrico.
Moderno e completo, si classifica al terzo posto.
Tutte le annate sono risultate di alto livello, un po' strana la 1996, più legno nella 2008, in generale molto muscolose le annate del nuovo millennio, mentre le ultime tendono a eguagliarsi e assomigliarsi.
Nel complesso un grande vino che rimarrà in maniera indelebile nella storia presente, passata e futura dell'enologia italiana e internazionale.
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