Baglio di Pianetto è lo strano caso di una azienda conosciuta, sia sul mercato italiano che internazionale, ma che storicamente non riesce ad emergere del tutto sulle più importanti guide di settore.
Produce quasi 500.000 bottiglie l'anno, ha una gamma produttiva di tutto rispetto, partecipa regolarmente alle principali fiere di settore, ha una politica aziendale incentrata sulla conduzione biologica e sulla qualità che si concretizza in basse rese in vigna e nell'investimento in personale giovane ma ben motivato e preparato, come il giovane enologo Marco Bernabei, figlio di Franco creatore di Flaccianello e Fontalloro.
L'azienda distingue tre linee produttive a partire da una entry level di vini freschi e giovani, per passare a The origins che continua una idea produttiva di blend di vini autoctoni siciliani e alloctoni francesi voluta direttamente dal fondatore, infine le riserve e le limited edition, come ormai è consuetudine per quasi tutti i produttori.
Le uve che compongono questo Moscato di Noto sono raccolte in due epoche separate.
La prima raccolta viene effettuata in leggera surmaturazione, mentre la seconda viene effettuata quando ormai il grappolo ha già perso parte della sua componente di acqua, cosa che permette la concentrazione di zucchero negli acini.
Viene usata la criomacerazione per 3-4 giorni prima di effettuare la fermentazione alcolica con la presenza iniziale delle bucce dell'acino.
Dopo la fermentazione alcolica della durata di 15-20 giorni, il vino passa all'affinamento in vasca o in piccoli fusti di rovere per la durata di 14 mesi, nei quali il vino effettua un processo di stabilizzazione naturale grazie a piccole rifermentazioni che consentono di trasformare lo zucchero residuo in alcol, lasciando alla fine un residuo zuccherino naturale.
Le bottiglie prodotte sono circa 10.000 da 500 ml.
Partiamo dal colore giallo ramato di bella intensità e lucentezza.
Poi i profumi che si intrecciano in un bouquet complesso ed elegante di agrumi, arancio, confettura di pesca, albicocca matura, mandorle tostate, per poi virare verso note più vegetali come la salvia e la macchia mediterranea.
In bocca traccia una interessante scia sapida che si rafforza di una piena freschezza, ma risulta un po' sbilanciato dal lato delle morbidezze, dove personalmente avrei volentieri apprezzato un maggiore residuo zuccherino.
Buona la permanenza sul palato come del resto la scia aromatica elegante e completa.
Buon abbinamento con una crostata di marmellata di arance fatta in casa.
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