Come ogni fine anno mi cimento nell'ardua impresa di trovare 10 vini tra quelli assaggiati nel corso dell'anno, che per qualche motivo mi sono rimasti impressi nella mente e nel cuore (e in taluni casi nel portafoglio).
Non necessariamente sono i più cari e nemmeno sono sempre i più famosi, anche se devo ammettere che nel corso del 2016 molti di questi 10 vini sono straconosciuti alla grande maggioranza di tutti i winelovers.
Come sempre, vista la difficoltà di stilare la classifica dei 10 migliori assaggi dell'anno sui più di 250 ufficiali (lasciando perdere gli assaggi 'non ufficiali' di cui non riporto traccia scritta per evitare che qualche produttore si offenda), non ho anche la pretesa di classificare a sua volta i vini dal n. 10 al n. 1 (o viceversa); sono quindi citati in ordine assolutamente 'spargolo' (un po' come i grappoli di alcuni vitigni).
Sassicaia - Tenuta San Guido - 1998
Il vino, nato dall'idea del marchese Mario Incisa della Rocchetta e dalla classe dell'enologo Giacomo Tachis, che nel lontano 1968 rivoluzionerà il mercato italiano arrivando a creare una nuova categoria prima inesistente chiamata 'Supertuscan', ancora oggi riesce a sorprendere.
In una splendida verticale di 14 annate di Sassicaia, l'annata 1998 risulta essere un vino dalla classe cristallina, con un tratto netto e deciso, elegante e di carattere, intensità e grazia al servizio di una potenza controllata, un vino che sfiora la perfezione stilistica mantenendo al contempo una sua precisa personalità su un finale chilometrico
Classe aristocratica.
Il Guardiano - Palazzone - 2013
Il Guardiano è l'esempio di vino che ad un prezzo se non contenuto almeno accessibile alla maggior parte degli appassionati riesce a regalare emozioni che spesso vini molto più costosi non riescono a trasmettere.
I vini di Palazzone sono tutti distintivi, territoriali e particolarmente incisivi ma il Guardiano rappresenta la punta di diamante di una produzione di eccellenza.
Strepitoso nell'approccio olfattivo di frutta esotica, fieno, pompelmo, idrocarburi e note affumincate, mentre al palato si distingue per la precisa progressione salina, l'apporto marcatamente minerale e la freschezza tesa ma improntata a ricercare un perfetto equilibrio.
Senza confini.
Il Frimaio - Rizzi - 2001
Nella mia personalissima top ten non poteva mancare il passito che non ti aspetti.
Assaggiato quasi per sbaglio, una bottiglia praticamente dimenticata in cantina e rispolverata al termine di una cena luculliana, in grado di far sgranare gli occhi (dal piacere) a un gruppo di winelovers non proprio di primo pelo.
Perchè poi non ti aspetti che un rinomato produttore di Barbaresco possa produrre un Moscato passito sbalorditivo, sublime, improntato all'opulenza all'olfatto come al palato ma in grado di essere bilanciato da un bouquet nitido e variegato e da un sorso teso, fresco e aromatico.
Un grande passito nel regno del Barbaresco.
Brunello di Montalcino - Biondi Santi - 2007
Ci sono vini sopravvalutati e alcuni che ti sorprendono. Poi ci sono le conferme, anno dopo anno, di alcuni produttori-vini di sicura fama e tra questi non può mancare il Brunello di Biondi Santi.
Grande spessore olfattivo che indugia sulla confettura di amarena, la viola, il caffè tostato e la macchia mediterranea. Tutti profumi nitidi, puliti, intensi e facilmente percorribili anche da un semplice appassionato.
Palato equilibrato fatto di contrapposizioni forti, tra glicerina e alcol da un lato e tannini e freschezza dall'altro, oltre ad una sapidità che riempie la bocca.
Insuperabile nel suo genere.
Mille e una notte - Donnafugata - 2010
Ormai Donnafugata non riesce più a sorprendermi e anche 'Mille e una notte', il loro prodotto probabilmente più rappresentativo e pluripremiato, non delude le mie aspettative nei confronti di questa azienda baluardo della viticoltura sicialiana.
Un Nero d'Avola che ricorda la Sicilia più vera, quella del pepe nero, della macchia mediterranea, della grafite che arriva da una terra bruciata dal sole e spazzata dal vento.
Il sorso è incisivo, i tannini incisivi e quasi insolenti, il sorso fragrante di polpa di frutta nera cotta.
Sul ring sarebbe un peso massimo che si muove con la grazia di un peso piuma.
Tignanello - Antinori - 2000
Ancora un vino di Giacomo Tachis, questa volta per gli Antinori, una pura anomalia enologica visto che pur nascendo nel cuore del Chianti, ha saputo intelligentemente bilanciare la rusticità territoriale del Sangiovese con la raffinatezza e l'eleganza dei vitigni internazionali.
Bouquet di grande spessore, con un legno ben integrato con il frutto, poi tanta liquirizia, ciliegia matura, peperone verde e nuance mentolate fanno da cornice ad un sorso che per volume e pienezza raggiungono uno degli apici qualitativi assoluti, come del resto l'armonia complessiva nel saper dosare appunto le diverse qualità di vitigni tanto diversi.
Una contaminazione ben riuscita che ha fatto la storia del vino.
Zero Vintage collection - Ca' del Bosco
Primo e unico spumante in classifica e non perchè non ne abbia assaggiati ma perchè in questa categoria di vini più che in altri non è sempre facile sapersi distinguere dagli altri.
Uno di questi è stato sicuramente l'assaggio di questo spumante senza l'aggiunta di zuccheri, che risulta giustamente essere uno dei prodotti di punta dell'azienda di Erbusco guidata dal grande Maurizio Zanella.
In questa bottiglia la qualità va di pari passo con la sperimentazione di tecniche innovative, che eviterò di salmodiarvi visto che siamo alla fine dell'anno.
Basti sapere che il naso ha grande finezza espressiva e capacità di distinguersi grazie ad una nitidezza di profumi come raramente può accadere di trovare nell'importante ma spesso poco mutevole panorama degli spumanti italiani.
Anche il sorso è incredibilmente centrato ed equilibrato, senza incertezze e in grado di esaltare al punto giusto ogni componente come la finezza delle bollicine e la naturale freschezza.
Sfiora la perfezione stilistica.
Barolo riserva - Borgogno - 1982
In una verticale di diciassette Barolo Borgogno, azienda da qualche anno entrata nell'orbita della famiglia Farinetti, non poteva mancare la bottiglia strappalacrime.
E infatti l'annata 1982 me la ricordo ancora adesso per la sua intrinseca superiorità non solo rispetto alle altre annate presenti alla verticale, ma anche rispetto alla maggior parte delle bottiglie di Barolo bevute negli ultimi anni.
Bouquet sensazionale con la prevalenza di frutta nera, confettura di prugna, sottobosco, foglie di tabacco e una vena di liquirizia particolarmente insistente.
Sorso spettacolare e generoso, con tannini levigati, buona componente glicerica controbilanciata da alcol e sapidità.
Materia e grande estrazione del frutto.
Una garanzia.
Tal Luc - Lis Neris - 2010
Nella classifica non poteva mancare un passito e il Tal Luc è una vera e propria chicca enologica, un vino per il quale gli aggettivi risultano quasi insufficienti per spiegare la trama tannica finissima e delicata, la spalla acida ben presente a sostenere una naturale dolcezza con i profumi di miele di castagno, datteri, fichi secchi, noci e tanto altro ancora.
Un passito delicato e avvolgente.
Braide Alte - Livon - 2015
Un fragrante bland di Chardonnay, Sauvignon, Picolit e Moscato giallo in grado di sviluppare delicate nuance di agrumi, pesca e frutti tropicali, con cenni leggermente iodati ad arricchire il corredo olfattivo.
Il sorso si dipana tra una partenza scattante, una progressione da centometrista e un finale da maratoneta keniota.
Uno dei migliori bianchi del 2016.
Infine fuori classifica ma che meritano una speciale menzione possiamo citare il Cimaio di Casalfarneto, il Barbaresco di Giuseppe Cortese e il Gewurztraminer Aristos di Cantina Valle Isarco.
Questo è l'ultimo post del 2016. Ne approfitto quindi per augurare a tutti i lettori di Baccanera un felice e sereno 2017.
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