Quello che mi sorprende non poco nel panorama viticolo italiano è la quasi inspiegabile distonia tra la copiosa diffusione di alcuni vitigni autoctoni rispetto a quanto invece se ne sente parlare.
E' questo il caso del Bombino bianco, che è coltivato e diffuso in varie parti d'Italia ma la cui copertura mediatica è senza dubbio scarsa, tanto che raramente un appassionato di vino che non abiti in regioni dove viene intensamente coltivato spesso non l'ha mai assaggiato e nemmeno ne ha mai sentito parlare.
E' diffuso in Romagna con il nome di Pagadebit, in quanto grazie alla sua prolificità e vigoria pare che fosse molto utilizzato dai contadini appunto per ripagarsi qualche debito.
Come tutti i vitigni molto diffusi in quanto facili da coltivare spesso i produttori l'hanno considerato più un vino da quantità che da qualità, con il risultato che se ne produce molto nelle cantine sociali del sud Italia, dove viene venduto sfuso a prezzi ridicolmente bassi.
Tuttavia come in alcuni case accade altri produttori hanno iniziato a credere che anche il Bombino bianco possa migliorare in termini qualitativi a patto di fare selezione trattenendone la vigoria.
Il Bombino è molto diffuso nella Murgia, un altopiano carsico non privo di fascino dove si distinguono le bianche rocce calcaree sul cui sottile strato di terra cresce una vegetazione scarsa e bassa, che abbrustolisce al sole dell'estate pugliese
Il paesaggio è collinare ed è dominato dalla vite ma anche dalla coltivazione estensiva di olivi e mandorli.
L'ambiente pedoclimatico favorevole consente la coltivazione proficua sia di vitigni autoctoni come appunto il Bombino bianco e nero, oltre all'Aglianico e al Pampanuto, a cui si è affiancata l'immancabile produzione di vitigni internazionali come lo chardonnay, il sauvignon e pure il Pinot bianco e nero !!!
L'altra sera mi è capitato quasi distrattamente in mano una bottiglia di Bombino bianco della Masseria San Magno, sotto la denominazione di Castel del Monte, annata 2015.
L'azienda è di proprietà della famiglia Casillo, uno dei leader mondiali della selezione, trasformazione e commercializzazione del grano duro.
L'azienda si trova in località San Magno, famosa per la necropoli dell'età del bronzo, al centro del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, a 500 mslm, su terreno fortemente calcareo e alcalino che conferisce ai vini una spiccata mineralità.
Diciamo subito che il Bombino bianco di San Magno è un vino che si pone semplice e senza fronzoli, ma tutt'altro che scontato nei suo bouquet di arbusti, macchia mediterranea, salvia, mandorla.
Al palato conserva una piacevole rusticità, che si confonde in una naturale scia minerale e amaricante sul finale.
Niente di stratosferico eppure è un vino che si lascia bere con la sua piacevole e rustica fragranza e di cui è facile finire la bottiglia quasi senza accorgersene.
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