Opalia di Campi Valerio |
Non avevo mai assaggiato una Tintilia, vitigno autoctono del Molise, ma come un tarlo che si insinua lento nel legno lavorando con tenacia e senza mai stancarsi, mi era rimasta questa voglia dal corso Ais del secondo livello, dove il bravo relatore innamorato di queste terre e di questo vino me l'aveva fatto conoscere. Quella serata però non era tra i vini in degustazione e il tarlo da quel giorno è entrato in azione, lento e instancabile, a ricomparire ogni volta che pensavo ai vini che vorrei assaggiare.
L'occasione si è materializzata al corso del II livello Ais di Monza e Brianza, che questa volta mi vedono non come spettatore-studente ma come sommelier.
Ma visto che ci siamo e che abbiamo un po' di tempo (giusto?) prima di assaggiarlo facciamo un piccolo viaggio tra questa terra spesso dimenticata anche a livello enologico.
Tutto inizia nel periodo pre-romanico con i Pentri, popolazione sannita che vive in questi territori e che coltiva la vite in modo capillare e producendo vino in quantità elevata, tanto da utilizzarlo come merce di scambio con altri prodotti del vicino Abruzzo.
La produzione continua in epoca romana e negli anni successivi fino al secolo scorso; poi negli anni '70 ottenuta l'indipendenza dall'Abruzzo, gli investimenti delle aziende si spostano verso Campobasso e verso la zona costiera, lasciando a poche aziende e ai contadini il difficile compito di continuare la coltivazione della vite che inevitabilmente arretra notevolmente in termini quantitativi.
Negli ultimi anni si è invece realizzata una decisa inversione di tendenza, un ritorno di interesse ai vitigni autoctoni.
Il territorio è caratterizzato da montagne, colline e forti escursioni termiche che favoriscono la maturazione fenolica dell'uva.
A grandi linee il Molise vede la produzione di Montepulciano nella provincia di Campobasso e la Tintillia nella provincia di Isernia.
Vitigno storico del Molise, importato nel XVII secolo dalla Spagna, è ricco di tannini, ha profumi intensi e un gusto deciso, sapido e di buona struttura.
E dopo il viaggio enologico passiamo all'assaggio di questo Tintilia, del produttore Campi Valerio di Monteroduni (Isernia).
Apprendo dal sito del produttore che l'enologo è quel Riccardo Cotarella, consulente di diverse aziende in Italia e all'estero e proprietario di Falesco, personaggio molto famoso nel mondo enologico e, anche per questo, criticato da più parti. E a questo punto sarebbe fin troppo facile fare il lavoro del detrattore a ogni costo. E invece silenzio, lasciamo parlare il vino.
Appena stappato e ancora nella bottiglia è già un effluvio di frutta matura, che nel bicchiere diventerà marasca sotto spirito, prugna (quindi frutta più nera che rossa), con accenni di vaniglia e ancora liquirizia.
Nel bicchiere il colore è granato vivo, mentre in bocca si percepisce la potenza dell'alcol e i delicati tannini che lavorano sul palato, poi una discreta morbidezza data dalla glicerina e infine sapidità e freschezza nella norma su un finale lungo che soddisfa appieno il palato.
Vino elegante, plasmato sulla coriacità dei molisani; davvero una bella scoperta, da oggi uno dei miei preferiti; complimenti al produttore (e all'enologo).
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