Tra i vini che mi sono più piaciuti allo scorso Vinitaly c'è senza dubbio il Barrua, un vino che se fosse nato in California o in Francia avrebbe già scalato le classifiche e vinto premi internazionali.
Non che non vinca premi in Italia, ma di sicuro non è conosciutissimo neanche tra i winelover.
Eppure è un vino di passione, dal carattere tipicamente territoriale, che sa esprimere forza ed eleganza come solo i grandi vini sanno fare.
L'enologo Umberto Tombelli ha preso il posto del mitico Giacomo Tachis, vero inventore di questo vino che viene prodotto con una base di Carignano del Sulcis (85%) ai quali si aggiunge un saldo di vitigni internazionali (Cabernet Sauvignon e Merlot) in grado di ammorbidire le spigolosità del vitigno autoctono sardo.
Che il vino sia tecnicamente ineccepibile è quasi scontato, mentre sorprende al naso per il suo articolato corredo polifenolico che si esprime sulla frutta rossa matura (su tutto l'amarena sotto spirito), pepe nero, bastoncino di liquirizia, con una delicata nuance di macchia mediterranea in sottofondo.
In bocca è un visto che sa vestire con eleganza un muscolo fatto di polpa, struttura, acidità, adeguata tannicità con un tocco sapido e minerale su un finale persistente e di infinita grazia e opulenza.
Annata 2015 spettacolare.
Da gustare con piatti tipici sardi a base di carne.
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