Metti una sera nella quale pensi che hai avuto proprio un
bel colpo di genio quel giorno che ti sei intestardito a voler tradurre la tua
passione per i vini in un pezzo di carta, comunemente chiamato diploma di
sommelier, che ora sta incorniciato in taverna seminascosto tra una libreria
Ikea stracolma di libri e un improbabile quadro ereditato dai nonni.
Nella stessa sera mentre guidi verso la cena-degustazione a
casa dell’amico Camillo, covo storico dei soliti astemi, trovi anche come sia
strano il destino quando in quella gita al termine del primo corso Ais, ti sia
capitato in modo del tutto casuale di sederti vicino ad un collega aspirante
sommerlier, che ha poi deciso di lasciare al secondo livello (e chi l’ha mai
più sentito), ma che ha avuto il grande pregio di farti conoscere la
sopracitata persona, con la quale nel frattempo è nata una sincera amicizia che
dura già da parecchi anni.
Del resto intuito e fortuna sono componenti fondamentale
della vita.
Nel frattempo già suonavo impaziente al campanello per
iniziare una serata nella quale i soliti astemi hanno voluto degustare tra
grandi vini del nostro paese in accompagnamento ad uno spezzatino di cavallo
con polenta proposto dall’inarrivabile Chef Fabrice.
BAROLO CASTELLERO BARALE F.LLI ANNATA 2009
Partiamo con il classico Barolo tutto tondo, della rinomata
Barale F.lli.
Lo stile è tipicamente tradizionalista per questa storica
azienda con sede nel centro di Barolo, che con i suoi 20 ettari vitati nelle
sottozone Bussia, Castellero e Cannubi.
Nel nostro caso abbiamo assaggiato il Barolo Castellero
annata 2009, che nasce su terreni argillosi e con viti vecchie di 50 anni e con
cloni oggi ormai poco diffusi.
Si passa dai toni rubino scarico che sta lentamente
scivolando verso un iniziale granato, mentre al naso si rivela subito pieno,
elegante, potente, con note di prugna, viola appassita, pepe nero, inchiostro,
caffè, che verso le ultime sniffate si dirigono verso una deriva amarognola.
In bocca si percepisce subito la grande e generosa
versatilità di un vino che può essere considerato un peso massimo ma che sul
ring si muove agile come un peso piuma.
Ottima trama tannica, perfetto l’equilibrio tra le
componenti dure e quelle morbide, con una significativa presenza acida, un corpo
pieno e rotondo che insinua una degustazione quasi piaciona.
Finale da maratoneta keniota alle olimpiadi.
AMARONE PIOVESOLE ANNATA 2005
Decisamente più controverso questo Amarone di Piovesole dell’annata
2005.
Azienda con sede a Eleva, con vigne disposte su terrazzamenti
a secco e tecniche che integrano le storiche conoscenze viticole del territorio
(anche se l’Amarone di per sé ha una storia piuttosto recente) con le
innovazioni nelle tecniche di cantina degli ultimi anni.
La bottiglia era integra e perfettamente bevibile ma il
tempo ha accentuato i toni piacioni dell’Amarone perdendo in freschezza e
agilità gustativa.
Al naso bellissime fragranze di frutta cotta nera, prugna
secca, ciliegie sotto spirito, spezie dolci e molto eucalipto.
In bocca manca invece di freschezza e finisce per stancare.
Da riprovare.
BRUNELLO DI MONTALCINO LA MANNELLA ANNATA 2010
Un’azienda artigianale e profondamente territoriale,
posizionata a Montalcino, patria di elezione per il Sangiovese nella sua veste
più elegante, potente e longeva.
Terminato la fase della vinificazione, il vino affina in
botti di rovere per 40 mesi, per poi essere imbottigliate e rimanere ad
affinare altri 6 mesi.
Il complesso olfattivo è strutturato, complesso e variegato,
dove spiccano le nuance terrose di sottobosco, funghi, pepe nero, oltre alla
frutta sia rossa che nera, con leggera affumicatura di sottofondo.
Al palato la bevuta si rivela di gran classe, senza nessuna
nota stonata, c’è tutto quello che ti aspetti da un vino così prestigioso e
anche di più.
E’ tecnicamente ben fatto e non delude le aspettative anche
se la sosta in bottiglia per altri 3-5 anni sarebbe stata perfetta per
aggiungere maggiore rotondità al vino e smorzarne alcune note ancora un po’
esuberanti.
Ottima bottiglia che ci fa capire come anche una azienda di piccole dimensioni può produrre grandi vini partendo dal giusto terroir e con le tutte le competenze necessarie
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