E’ da un po’ che non mi capitava di assaggiare un Pecorino.
Ne avevo bevuto (e molto) durante le mie vacanze nelle Marche, che
per diverse ragioni, ho rivisitato più volte nel corso degli anni passati; ma
fuori dalla regione l’ho riprovato raramente.
Il Pecorino è un vitigno autoctono della zona a cavallo fra il sud
delle Marche e il nord dell’Abruzzo, con qualche sconfinamento nelle zone più
orientali del Lazio.
Appartiene alla grande e variegata famiglia dei Trebbiani, preferisce le colline più fresche ed elevate, e solitamente riesce al meglio
nelle sue versioni vinificate e affinate in acciaio, al fine di mantenere
inalterate le sue qualità intrinseche.
Le sue origini sono antichissime, in quanto le
prime tracce documentali risalgono al II secolo a.C., periodo in cui venne
portato dai Greci in Italia. Il suo nome, che si presta spesso a facili sorrisi nelle cene tra amici (per non parlare della Passerina) pare derivi dal fatto
che le pecore adorassero cibarsi di quest'uva così zuccherina e dolce.
In un passato neanche poi tanto lontano ha rischiato seriamente,
se non proprio l’estinzione, di finire almeno nell’oblio vitivinicolo a causa
di una sua ostinata scarsa resa.
Più frequente era l’utilizzo di questo vitigno come uva da taglio, grazie ad un buon apporto aromatico e una acidità piuttosto esuberante che fa
molto comodo ai produttori di vino.
Negli ultimi anni invece si è assistito ad un tranquillizzante
ritorno in grande stile del Pecorino, grazie alla valorizzazione da parte di
tanti piccoli produttori e di qualcuno di più grandi dimensioni come Velenosi,
che riesce quindi a imporlo anche fuori dai confini di queste due regioni.
Quest’ultimo produttore in particolare ne propone una versione che
si può ritrovare talvolta anche nella grande distribuzione e che ha il grande
pregio di rappresentare il vitigno e di fare da traino di comunicazione per
coloro che conoscono e bevono i soliti quattro noti (Barbera, Sangiovese,
Vermentino e Trebbiano) tra gli autoctoni e i soliti quattro noti (Cabernet
Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Sauvignon blanc) tra gli alloctoni.
Velenosi è un produttore di Ascoli Piceno, che possiede 100 ettari
di vigneto sparsi tra le Marche e l’Abruzzo.
Il suo Pecorino è un esempio di come un produttore sappia
riconoscere e rispettare le qualità intrinseche del vitigno e che, sia in vigna
che in cantina, abbia come unico scopo quello di esaltarne il carattere
varietale.
Il colore è un giallo paglierino tendente al verdolino, e si
propone al naso con sentori di fiori bianchi, pesca, mandarino e lime, erba
falciata, con un tocco amarognolo che poi si riscontrerà ancora meglio sul
palato.
In bocca è teso, preciso, ben centrato sul palato, senza fronzoli
e senza orpelli, diretto a garantire l’ampiezza al sorso, tramite un buon
apporto sapido, la freschezza tipica del vitigno e buona componente alcolica a
bilanciare le durezze.
Una bottiglia di cui, per ‘i soliti astemi’ alle prese con un
piatto di porcini crudi con scaglie di parmigiano 48 mesi e una spolverata di
pepe nero, si è visto molto presto il fondo (sic).
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