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Villa Angela Pecorino (2015) di Velenosi




E’ da un po’ che non mi capitava di assaggiare un Pecorino.
Ne avevo bevuto (e molto) durante le mie vacanze nelle Marche, che per diverse ragioni, ho rivisitato più volte nel corso degli anni passati; ma fuori dalla regione l’ho riprovato raramente.

Il Pecorino è un vitigno autoctono della zona a cavallo fra il sud delle Marche e il nord dell’Abruzzo, con qualche sconfinamento nelle zone più orientali del Lazio.
Appartiene alla grande e variegata famiglia dei Trebbiani, preferisce le colline più fresche ed elevate, e solitamente riesce al meglio nelle sue versioni vinificate e affinate in acciaio, al fine di mantenere inalterate le sue qualità intrinseche.

Le sue origini sono antichissime, in quanto le prime tracce documentali risalgono al II secolo a.C., periodo in cui venne portato dai Greci in Italia. Il suo nome, che si presta spesso a facili sorrisi nelle cene tra amici (per non parlare della Passerina) pare derivi dal fatto che le pecore adorassero cibarsi di quest'uva così zuccherina e dolce.

In un passato neanche poi tanto lontano ha rischiato seriamente, se non proprio l’estinzione, di finire almeno nell’oblio vitivinicolo a causa di una sua ostinata scarsa resa.
Più frequente era l’utilizzo di questo vitigno come uva da taglio, grazie ad un buon apporto aromatico e una acidità piuttosto esuberante che fa molto comodo ai produttori di vino.

Negli ultimi anni invece si è assistito ad un tranquillizzante ritorno in grande stile del Pecorino, grazie alla valorizzazione da parte di tanti piccoli produttori e di qualcuno di più grandi dimensioni come Velenosi, che riesce quindi a imporlo anche fuori dai confini di queste due regioni.

Quest’ultimo produttore in particolare ne propone una versione che si può ritrovare talvolta anche nella grande distribuzione e che ha il grande pregio di rappresentare il vitigno e di fare da traino di comunicazione per coloro che conoscono e bevono i soliti quattro noti (Barbera, Sangiovese, Vermentino e Trebbiano) tra gli autoctoni e i soliti quattro noti (Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Sauvignon blanc) tra gli alloctoni.

Velenosi è un produttore di Ascoli Piceno, che possiede 100 ettari di vigneto sparsi tra le Marche e l’Abruzzo.  
Il suo Pecorino è un esempio di come un produttore sappia riconoscere e rispettare le qualità intrinseche del vitigno e che, sia in vigna che in cantina, abbia come unico scopo quello di esaltarne il carattere varietale.



Il colore è un giallo paglierino tendente al verdolino, e si propone al naso con sentori di fiori bianchi, pesca, mandarino e lime, erba falciata, con un tocco amarognolo che poi si riscontrerà ancora meglio sul palato.
In bocca è teso, preciso, ben centrato sul palato, senza fronzoli e senza orpelli, diretto a garantire l’ampiezza al sorso, tramite un buon apporto sapido, la freschezza tipica del vitigno e buona componente alcolica a bilanciare le durezze.

Una bottiglia di cui, per ‘i soliti astemi’ alle prese con un piatto di porcini crudi con scaglie di parmigiano 48 mesi e una spolverata di pepe nero, si è visto molto presto il fondo (sic).




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