In questi
ultimi anni il Douro è riuscito a imporsi ai winelover anche come zona di
produzione di vino rosso secco, uscendo da quella gabbia dorata che lo vuole
abbinare solamente al porto.
Rispetto al vino
prodotto nel secolo scorso il Douro ha saputo migliorare qualitativamente sia
in vigna che in cantina, grazie all’applicazione delle moderne tecniche di
vinificazione come banalmente uso dell’acciaio, temperature controllate, giusto
tempo di contatto con le bucce e uso del legno francese.
Le uve migliori per creare il Douro sono state individuate nel Touriga National, Touriga Franca e Tinta Roriz.
Il risultato è
un vino a mio parere quasi italianizzato, non so se per influenze di terroir in
grado di donare una ricca mineralità, o per il microclima soprattutto estivo unico,
fatto di caldo piuttosto secco mitigato dalle fredde brezze che provengono dall’oceano.
I terreni sono
coltivati a vite a perdita d’occhio e hanno in comune declivi spesso impervi e
terrazzamenti fatti a mano utilizzando le pietre tolte dal terreno, chilometri
di vigneti che incarnano l’ostinata pazienza di generazioni di contadini-viticoltori.
In questo blog
si parla soprattutto di vino italiano ma ogni tanto una bevuta di altri paesi
non fa male soprattutto se si tratta di ottimo vino.
Come questo
Evel Reserva Douro, annata 2014, che sto degustando grazie alla generosità di
un amico che è stato in Portogallo e che conoscendo la mia passione per il vino
(buono) mi ha portato questa bottiglia.
Il naso è
piacevolmente e spiccatamente fruttato, dominato quasi interamente da note di
prugna matura, a cui seguono delicate note floreali, una nota generosa di pepe
nero, un buon bagaglio erbaceo su un finale di pietra bagnata a indicare la
mineralità del terreno.
Aromi piacevoli
e ben amalgamati che regalano un connubio pienamente apprezzabile.
Il sorso è
invitante, pieno, asciutto, con tannini ancora generosi, su cui scalpitano note
ferrose e sapide, tenute a bada da corpo e alcol che riportano in vino in
equilibrio.
Bella bevuta.
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