La storia di Farnese Vini merita senza dubbio di essere brevemente citata come esempio di azienda italiana che ha saputo e potuto unire la radicalizzazione sul territorio con la giusta dose di imprenditorialità che razionalizza e fa leva su un mix di marketing e distribuzione.
Farnese Vini nasce nel 1994 per la volontà di Filippo Baccalaro, Valentino Sciotti e Camillo de Iuliis a Ortona.
Fin dall'inizio la filosofia aziendale è stata quella di superare lo stereotipo che vuole il produttore tradizionalista opposto al produttore modernista, andando verso la direzione di saper valorizzare il terroir e i vitigni autoctoni utilizzando le moderne tecnologie di cantina, per offrire al consumatore un vino che sappia interpretare il territorio, mantenendo al contempo un occhio attento alle esigenze del mercato.
Altro obiettivo aziendale è sempre stato quello di puntare su vitigni e territori del sud Italia che negli ultimi decenni hanno evidenziato grande vitalità e potenzialità non adeguatamente sfruttate, a causa di una mancanza di collegamento con il mercato e le sue esigenze.
Dopo diverse vendemmie, nel 2013 avviene una svolta importante nel gruppo, con l'acquisto di una quota rilevante da parte di 21 Investimenti di Alessandro Benetton.
Come tutti i gruppi industriali abituati a competere in settori altamente competitivi, il nuovo assetto societario si da subito obiettivi importanti, come il raggiungimento di numeri di fatturato rilevanti e di una adeguata redditività, che sono stati raggiunti in pochi anni grazie anche allargamento della distribuzione in paesi esteri in cui Farnese era già presente e all'entrata in mercati importanti come Stati Uniti e Cina.
I vigneti di proprietà sono pari a 25 ettari, ma alla Farnese puntano molto sulla contribuzione di contadini che possiedono più di 400 ettari di proprietà, la cui qualità è garantita da una rendita fissa in cambio di precisi standard qualitativi, fondamentali per poter al contempo crescere molto in fretta mantenendo appunto un elevato standard qualitativo.
Il resto lo ha portato l'esperienza di 21 Investimenti in termini di capacità industriale, finanziaria e progettuale, che ha consentito di puntare su una chiara strategia di marketing (che coinvolge anche il packaging delle bottiglie), non ultima la decisione di affiancare al nome Farnese quello di Fantini con cui è conosciuta sui mercati esteri.
Ora però, dopo questo doveroso passaggio sempre utile per capire le dinamiche in atto nel nostrano mercato vitivinicolo, passiamo all'assaggio di uno dei loro prodotti di punta.
L'Edizione Cinque Autoctoni è un sapiente blend di Montepulciano (33%), Primitivo (30%), Sangiovese (25%), Negroamaro (7%) e Malvasia Nera (5%), da cui si ricava un prodotto ottimo, che vi consiglio vivamente soprattutto per quelle cene tra amici dove i gusti sono i più disparati, in quanto in grado di mettere d'accordo tutti, ma proprio tutti.
Si parte da un delicato profumo di more e frutti di bosco, a cui si associa una piacevole nota di liquirizia, spezie scure e sfumature di erbe officinali.
Ancora più elaborato il sorso, che risulta pieno e caldo, generoso di corpo, con tannini levigatissimi, su cui spicca una mineralità ammirevole in grado di bilanciare un vino che pur essendo un filo piacione, non riesce a stancare il palato e che riunisce beva ed equilibrio a grande soddisfazione gustativa.
Ripeto: naso e palato riescono nel difficile intento di mettere d'accordo anche l'enofighetto più estremista presente alla vostra cena !!!
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