La storia dell'azienda agricola Il Carpino inizia negli anni '70 ed è comune a molte altre piccole realtà italiane.
Silvano è un commerciante ortofrutticolo che decide di lanciarsi nella produzione e commercializzazione del vino, in particolare di quello sfuso.
Acquista qualche ettaro di terra, poi inizia ad aiutarlo il genero, mentre cala la produzione del vino sfuso e aumenta quella di vino imbottigliato; contemporaneamente aumentano gli ettari di terreno, arrivati ad oggi a 15 in proprietà e 2 in affitto.
Negli ultimi anni l'azienda sceglie una conduzione biologica della produzione, escludendo l'uso di prodotti chimici di sintesi, diserbanti e in generale l'utilizzo invasivo del terreno e la vite, crescendo in armonia con l'ambiente, ringrazia il produttore-contadino con uve naturali, sane ed equilibrate nelle sue componenti organolettiche.
Tutto sommato niente di incredibilmente incompatibile con la coltivazione della vite, ma solo buon senso contadino, la volontà di fare le cose per bene e proporre un prodotto sano e che rispecchi il territorio.
Perchè se da un lato non occorre a tutti costi demonizzare l'utilizzo di solforosa e altre componenti chimiche in vigna e in cantina, dall'altro non bisogna neanche essere scettici a tutti i costi nei confronti di un bisogno per diverso tempo latente ma piuttosto sentito da produttori e consumatori, e cioè quello di produrre uva e poi vino in maniera meno invasiva per il territorio e meno nociva per il consumatore-cliente ..... senza scomodare improbabili confronti con il vino dei nonni (quello lo lascio volentieri ad altri).
Che poi il vino biologico sia adesso anche 'di moda' .... è un altro discorso su cui non mi soffermerei neanche per un minuto.
Piuttosto concentriamoci su un territorio, quello del Collio che sa regalare grandi vini bianchi, soprattutto di taglio internazionale, come Sauvignon, Chardonnay e Pinot grigio ma anche autoctoni come la Ribolla gialla, la Malvasia e il Friulano.
Siamo a San Floriano del Collio, a pochi passi dal confine sloveno, su un terreno composto da argilla calcarea e arenaria detta 'ponca', un particolare materiale che si trova in quantità abbondante nei Colli orientali e che regala ai vini innanzitutto una espressiva mineralità, mentre l'acino a raggiungere una buona evoluzione aromatica e discreta acidità, grazie ad un elevato contenuto di calcio, magnesio, fosforo e potassio.
Le colline di questo estremo lembo d'Italia sono bellissime nei loro terrazzamenti ricoperti di vite e boschi a macchia di leopardo, in grado di salvaguardare una indispensabile biodivesita'.
Di questa azienda mi sono ritrovato a degustare una semplice ma al contempo elaborata, interessante, curiosa Malvasia.
Si inizia con profumi di fiori di campo che virano sulla pera e sul pompelmo rosa, con una discreta complessità e intensità olfattiva.
Il sorso si apre alla mineralità tipica del Collio, prosegue con un'interessante nota di lime, cui fa seguito una chiusura sapida e leggermente vegetale.
Si può abbinare ad aperitivi di una certa qualità e complessità ma sarebbe lo stesso quasi sprecato. Meglio utilizzarlo su un branzino al sale o su polpette di pesce e patate arrosto.
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