Il Frascati è un vino che bevo volentieri ogni volta che posso ed è anche uno dei pochi vini che riuscirei a riconoscere in una degustazione alla cieca per la sua unicità visiva e gusto-olfattiva nell'affollato panorama enologico odierno.
Ha conosciuto, come la sua regione, sotto l'aspetto vitivinicolo un percorso da montagne russe, che lo ha portato ad essere il vino preferito dai papi durante il medio evo, mentre negli ultimi tempi era considerato un vino di scarso pregio, buono per riempire la boccia da due litri in vendita al supermercato o al più uno sfuso da cantina sociale.
Diverse aziende hanno contribuito alla rinascita del Frascati come vino di qualità: da Fontana Candida a De Santis, da Poggio le Volpi a l'Olivella, oltre a diverse altre.
Viene prodotto nella zona dei famosi Castelli Romani, su terreni di origine vulcanica coltivate a vite fin dai tempi degli Etruschi, Latini e Romani, mescolando sapientemente l'uvaggio di Trebbiano e Malvasia bianca di Candia.
Ho assaggiato il Frascati superiore 'Sine Metu' della Cantina di Monte Porzio Catone, annata 2013.
Per la degustazione di questo vino è assolutamente obbligatoria una sosta per ammirarne nel bicchiere il suo colore giallo oro brillante dal piglio vivace.
Al naso sprigiona delle limpide note vegetali, pesca gialla e pera, ma anche, dopo adeguata olfazione, profumi più delicati come la camomilla e il miele di acacia e una piacevole nota aromatica.
Inconfondibile poi, sia al naso che sul palato, una generosa scia sapida e minerale, eredità di terreni di origine vulcanica.
Completano il profilo un alcol generoso, che rende il vino grasso e opulento, unitamente ad un finale piacevolmente ammandorlato.
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