A farsi un giro tra i siti di produttori vitivinicoli vari, c'è davvero di che divertirsi.
Dai più blasonati ai perfetti sconosciuti sembra che si sia sviluppata un'attenzione davvero maniacale per la qualità.
In vigna si parla di potatura corta, densità d'impianto, attenta selezione dei grappoli, vendemmia manuale e utilizzo al minimo indispensabile di sostanze chimiche; in cantina invece i must sono acciaio inox, temperature controllate, botti di rovere di secondo passaggio, attento contatto del mosto con le bucce, batonage, lungo affinamento sui lieviti, fermentazione malolattica ecc.
Quale azienda vitivinicola, almeno a parole, non presta una maniacale attenzione a tutti questi importanti passaggi?
Dato quindi per 'appurato' che il concetto di qualità è ormai presente nel 100% dei produttori italiani di vino si apre un bivio a cui non si può sfuggire.
Può una azienda produrre milioni di bottiglie l'anno, vendere nella grande distribuzione a prezzi competitivi e contemporaneamente mantenere un elevato standard qualitativo?
Per molti, sia produttori che appassionati-consumatori, non è possibile. I grandi numeri di bottiglie prodotte e di ettari di vigneto, mal si conciliano con quell'attenzione severissima verso la qualità che parte dalla vigna e passando per la cantina entra nella bottiglia.
Meglio invece le piccole dimensioni, che permettono di avere un controllo su tutti i processi senza arretrare nei confronti dei consolidati principi dell'azienda, magari anche a costo di non produrre per anno (ma solo uno però) la riserva del fondatore o la capsula d'oro da vigneto storico.
Credo sia il problema che si sono posti fin dalla nascita alla Feudi di San Gregorio; la risposta, più di mille parole, la vediamo nei numeri ma anche nei diversi premi che l'azienda ha ottenuto e continua a conseguire anno dopo anno.
Oscar del vino 2013 come migliore azienda vitivinicola, 31 5 grappoli da parte di Bibenda oltre a molti altri premi e riconoscimenti stanno a indicare che la qualità si può fare anche con i grandi numeri (3.500.000 le bottiglie prodotte).
Il Greco di Tufo è un vino come si usa dire espressione tipica del suo territorio.
Giallo paglierino vivo e brillante, ha un naso quasi timido, ma ugualmente di bella finezza, con una netta prevalenza della frutta a polpa bianca oltre ad un chiaro accento minerale.
Il sorso è dritto, piacevole, con una gentile morbidezza intenta a bilanciare le durezze e in particolare un'eccezionale sapidità che si erge a simbolo di questo Greco di Tufo (e discreta persistenza).
Ha retto perfettamente la prova con dei cannelloni di magro (anche se tanto magri non erano).
In sintesi un buon bere quotidiano senza spendere un capitale.
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