Barolo Castelletto di Giovanni Manzone |
Negli ultimi tempi ho la fortuna di assaggiare diversi ottimi vini piemontesi grazie all'amico Camillo, grande appassionato del Piemonte enologico e in particolare di Barolo e Barbaresco, con il quale sto assaggiando tanti bei prodotti, alcuni anche poco conosciuti.
Nell'ultima degustazione a casa sua abbiamo assaggiato una vera chicca enologica, quel Giovanni Manzoni che a Monforte d'Alba produce tra gli altri il Barolo Castelletto e che ogni anni fa il pieno di premi e riconoscimenti dalle principali guide di settore.
Non sono un tipo che si fa solitamente influenzare dalle guide e per essere ancora meno influenzabile faccio l'esatto contrario di quello che fanno molti: prima assaggio il vino e se mi piace verifico la sua valutazione sulle guide, che nel caso di Giovanni Manzoni sono tutte unanimemente d'accordo sull'alto valore dei suoi vini.
L'azienda Giovanni Manzoni nasce nel 1925, quando l'antenato dell'omonimo Giovanni acquista dei terreni a Monforte d'Alba; oggi Giovanni con il figlio Mauro sono considerati viticoltori seri e scrupolosi, produttori di un Barolo tradizionale non necessariamente severo e rustico, ma piuttosto piacevole, pieno e naturalmente strutturato, con buona estrazione di frutto.
Tutto comunque parte come sempre dalla vigna e quella di Castelletto è considerata un cru piuttosto pregiato, capace di regalare dei vini capaci di posizionarsi in una ideale via di mezzo tra gli strutturati e potenti Barolo di Serralunga d'Alba e la finezza e complessità aromatica di quelli di Verduno.
La vigna di Giovanni Manzoni si trova ad una altezza di 400 metri, con pendenze significative, dove le viti hanno una età di circa 12 anni.
La raccolta del frutto risale alla prima-seconda decade di ottobre, segue una lunga macerazione sulle bucce che dura 30-40 giorni alla temperatura controllata di 28-30 gradi, per permettere la massima estrazione di tutte le sostanze e dei tannini dalle bucce.
L'affinamento avviene in grandi botti di rovere per 30 mesi, a cui segue quasi un anno di riposo in bottiglia.
Il produttore non è certificato biologico, ma segue alcuni criteri che si possono sintetizzare nel lasciare che l'erba cresca naturalmente tra le viti e nel trattenerla a terra dopo lo sfalcio per aiutare la formazione di humus, oltre alla totale assenza di filtrazioni e l'utilizzo di quantità minime di solfiti.
La produzione, che in generale si attesta sulle 50.000 bottiglie tutte prodotte con vigne di proprietà, per questo Barolo Castelletto è di 5000 unità, quindi un numero piuttosto basso e ad un prezzo che franco cantina risulta molto competitivo.
Venendo alla degustazione, nel bicchiere si veste del classico rosso rubino, piuttosto carico e concentrato per essere un Nebbiolo, cosa che può anche spiazzare se si è abituati alla vista del Nebbiolo nel bicchiere.
Il naso è intenso, complesso e variegato, con la frutta succosa in piena evidenza, poi si estende sulle note di confettura di prugna, con una piacevole vena mentolata, per atterrare in una concentrazione finale di liquirizia, cacao, una leggera speziatura, oltre ad un principio di cuoio.
Non manca nulla e il bouquet è davvero invitante, sublime ed elegante.
In bocca si dimostra ancora molto fresco, con tannini piacevoli e amalgamati nel frutto, buona ampiezza e una sapiente dosatura dell'alcol mai eccessivo.
Sul finale, naturalmente lungo, insiste una piacevole vena di sottobosco e funghi porcini.
Che dire se non che si tratta di un bel Barolo in grado di mettere d'accordo un po' tutti, puristi, modernisti, tradizionalisti ..........
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