Il Sassoalloro di Jacopo Biomdi Santi |
In un ambiente paludato come quello vitivinicolo ogni minimo soffio di vento viene vissuto come un autentico terremoto.
Nel 2013 moriva all'età di 91 anni il mitico Franco Biondi Santi, colui che ha fatto la storia di Montalcino con i suoi Brunello divenuti leggendari.
La sua principale capacità, oltre naturalmente a fare dei vini eccellenti, è stata quella di intuire che la scelta della tradizione sarebbe stata la carta vincente, in un periodo in cui in molti spingevano verso un deciso cambiamento nel disciplinare del Brunello attraverso la contaminazione di altri vitigni.
Macerazioni non troppo prolungate, botte grande, malolattica spontanea e via discorrendo erano il mantra di Franco.
Il figlio Jacopo aveva deciso di farsi le ossa e sperimentare con una tenuta in Maremma, il Castello di Montepo', dove vengono pensati vini diversi dal Brunello, da consumarsi più giovani, di sicuro meno impegnativi e che quindi vedono l'utilizzo della barrique, di lieviti aggiunti per la malolattica, utilizzo di tecniche di cantina moderne ecc.
Tanto è bastato, perché alla morte di Franco Biondi Santi, il fior fior dei wine blogger italiani (in realtà i soliti noti che basano la propria referenzialità più sulla critica che sulla sostanza) subito si interrogassero sul 'futuro dell'azienda Biondi Santi' ...... e via a sottolineare post di Facebook nei quali improbabili utenti avevano trovato cambiate le ultime vendemmie, più surmaturazione, più legno, insomma un vero disastro !!!
Personalmente di Biondi Santi ho una bottiglia di Brunello che conservo gelosamente per le migliori occasioni, mentre in queste poche righe volevo degustare con voi due prodotti sicuramente più semplici e meno impegnativi.
Partendo dal Sassoalloro, vitigno Sangiovese grosso, prodotto da Jacopo Biondi Santi a Scansano nel grossetano, patria di elezione del Morellino.
I profumi sono fini, forse un po' timidi in partenza, ma eleganti e ben amalgamati con in primis le spezie, poi si fa strada la macchia mediterranea e il legno.
Il gusto è piacevole, con buon attacco iniziale anche se pecca un po' di progressione.
Elegante nella sua componente alcolica, morbido e tannico quanto serve, fresco e vitale, amarognolo sul finale, sono le principali sue caratteristiche, tra le quali possiamo annoverare anche l'equilibrio complessivo e un po' ruffiano ma senza esagerare e una facilità di beva che a mio avviso è una nota positiva per questa tipologia di vino.
Il Braccale di Jacopo Biondi Santi |
Seconda bottiglia è il Braccale, sempre di Jacopo Biondi Santi, vino indubbiamente semplice e senza grosse pretese di complessità.
Prodotto con Sangiovese grosso all'80% e Merlot al 20%, viene prodotto in circa 50.000 bottiglie l'anno.
Naso di macchia mediterranea e tanta frutta come prugna, amarena, ribes; bottiglia che nel complesso mostra un bagaglio aromatico composito e ben amalgamato.
Gusto pieno e fresco, semplice ma non scontato, con trama tannica sottile, media persistenza e senza asperità.
In sintesi due vini magari non indimenticabili ma che sanno accompagnare alla componente territoriale del Sangiovese, una dose di piacevolezza immediata, grazie probabilmente all'uso contenuto del legno (nel primo caso) e del Merlot nel secondo.
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