Due passiti siciliani: Malvasia delle Lipari di Hauner e Passito Gianfranco Ferrè di Feudi del Pisciotto
Oggi volevo proporre il confronto (a distanza) di due passiti siciliani, che in comune oltre al fatto di essere prodotti sulla stessa isola, hanno una certa spinta verso l'innovazione e la ricerca della distinzione e dell'unicità.
Il primo passito è la Malvasia delle Lipari di Carlo Hauner, pittore bresciano di origini boeme che durante una vacanza a Salina verso la fine degli anni '60, si innamorò dell'isola e acquistò terreni abbandonati da contadini emigrati in Australia e in America, impiantando Malvasia e arrivando a produrre negli anni un grande passito, utilizzando anche tecniche innovative per il suo tempo (tecniche di raffreddamento durante la macerazione e appassimento degli acini sulla pianta).
Sulla bottiglia non potevano mancare le etichette che riportano alcuni quadri disegnati dall'artista dove prevalgono verde, rosso, arancione e nero (i colori di Salina), con bottiglia tipicamente di vetro chiaro come si usa per i passiti ad esaltarne il colore giallo oro antico che vira verso l'ambra.
L'uva viene raccolta a metà settembre, poi viene depositata su graticci all'aperto per i successivi 15-20 giorni al fine di ottenere il grado di appassimento desiderato e di conseguenza la concentrazione di succo e zuccheri negli acini.
Dopo la vinificazione del mosto, il vino sosta in tini di acciaio per un periodo di 18 mesi a temperatura controllata, poi fa un ulteriore affinamento in bottiglia di 6 mesi.
Del passito di Hauner avevo già ampiamente parlato in un precedente post (http://baccanera88.blogspot.it/2015/05/malvasia-delle-lipari-doc-2009-hauner.html) ma spesso un secondo assaggio anche a distanza di tempo non guasta, perché ci aiuta a capire se possiamo riscontrare le stesse sensazioni sperimentate nel primo assaggio o, se come accade talvolta, otteniamo dei riscontri diversi rispetto a quanto ci ricordavamo.
Rispetto al primo assaggio ho ritrovato gli stessi profumi pieni, intriganti e ricercati di albicocca disidratata, miele di castagno, datteri, canditi, macchia mediterranea e pietra bagnata.
Il sorso me lo ricordavo più dolce, pieno e completo, invece questo secondo assaggio è più fine, timido, mentre ho ritrovato il gusto sapido e iodato, le note di capperi, cannella e belle sensazioni minerali a contrapposizione di una presenza dolce piuttosto limitata.
Il secondo passito è lo stranissimo Passito Gianfranco Ferrè di Feudi del Pisciotto.
E' un passito inconsueto a cominciare dalle uve utilizzate per la sua produzione: Gewurztraminer e Semmillon, due vitigni che uno si aspetterebbe di trovare rispettivamente in Alto Adige e in Francia e invece se li ritrova coltivati a Pisciotto in provincia di Caltanissetta.
Possiamo pensarla come una vera sfida al comune modo di pensare in campo enologico e diciamo subito che la scommessa è stata di sicuro vinta, visto il sorprendente risultato in bottiglia.
La vinificazione avviene in barriques nuove, mentre per l'affinamento si utilizzano sia barriques nuove sia quelle di secondo passaggio per 8 mesi, oltre a 6 mesi di bottiglia.
Anche l'etichetta è molto originale e fa parte di una linea produttiva dedicata agli stilisti che hanno disegnato etichette originali, ma qui parliamo di marketing e non di vino.
Ritornando quindi a quanto più mi interessa, quindi il contenuto della bottiglia, possiamo riscontrare un colore giallo oro luminoso tendente all'ambra, mentre il bouquet è di straordinaria complessità e intensità con penetranti profumi di agrumi, confettura di albicocca, canditi e uva passa.
In bocca ha un invidiabile equilibrio gustativo grazie ad una spalla acida di tutto rispetto che compensa la naturale dolcezza del sorso, che si dimostra pieno e appagante, in grado di accompagnare agevolmente tortini alle mandorle come formaggi di media stagionatura.
Due ottimi prodotti che dimostrano come ormai la Sicilia svolga un ruolo di primo piano nel panorama viticolo italiano anche in termini di qualità e di sperimentazione.
Malvasia delle Lipari di Hauner |
Sulla bottiglia non potevano mancare le etichette che riportano alcuni quadri disegnati dall'artista dove prevalgono verde, rosso, arancione e nero (i colori di Salina), con bottiglia tipicamente di vetro chiaro come si usa per i passiti ad esaltarne il colore giallo oro antico che vira verso l'ambra.
L'uva viene raccolta a metà settembre, poi viene depositata su graticci all'aperto per i successivi 15-20 giorni al fine di ottenere il grado di appassimento desiderato e di conseguenza la concentrazione di succo e zuccheri negli acini.
Dopo la vinificazione del mosto, il vino sosta in tini di acciaio per un periodo di 18 mesi a temperatura controllata, poi fa un ulteriore affinamento in bottiglia di 6 mesi.
Del passito di Hauner avevo già ampiamente parlato in un precedente post (http://baccanera88.blogspot.it/2015/05/malvasia-delle-lipari-doc-2009-hauner.html) ma spesso un secondo assaggio anche a distanza di tempo non guasta, perché ci aiuta a capire se possiamo riscontrare le stesse sensazioni sperimentate nel primo assaggio o, se come accade talvolta, otteniamo dei riscontri diversi rispetto a quanto ci ricordavamo.
Il sorso me lo ricordavo più dolce, pieno e completo, invece questo secondo assaggio è più fine, timido, mentre ho ritrovato il gusto sapido e iodato, le note di capperi, cannella e belle sensazioni minerali a contrapposizione di una presenza dolce piuttosto limitata.
Passito Gianfranco Ferrè di Feudi del Pisciotto |
Il secondo passito è lo stranissimo Passito Gianfranco Ferrè di Feudi del Pisciotto.
E' un passito inconsueto a cominciare dalle uve utilizzate per la sua produzione: Gewurztraminer e Semmillon, due vitigni che uno si aspetterebbe di trovare rispettivamente in Alto Adige e in Francia e invece se li ritrova coltivati a Pisciotto in provincia di Caltanissetta.
Possiamo pensarla come una vera sfida al comune modo di pensare in campo enologico e diciamo subito che la scommessa è stata di sicuro vinta, visto il sorprendente risultato in bottiglia.
La vinificazione avviene in barriques nuove, mentre per l'affinamento si utilizzano sia barriques nuove sia quelle di secondo passaggio per 8 mesi, oltre a 6 mesi di bottiglia.
Anche l'etichetta è molto originale e fa parte di una linea produttiva dedicata agli stilisti che hanno disegnato etichette originali, ma qui parliamo di marketing e non di vino.
Ritornando quindi a quanto più mi interessa, quindi il contenuto della bottiglia, possiamo riscontrare un colore giallo oro luminoso tendente all'ambra, mentre il bouquet è di straordinaria complessità e intensità con penetranti profumi di agrumi, confettura di albicocca, canditi e uva passa.
In bocca ha un invidiabile equilibrio gustativo grazie ad una spalla acida di tutto rispetto che compensa la naturale dolcezza del sorso, che si dimostra pieno e appagante, in grado di accompagnare agevolmente tortini alle mandorle come formaggi di media stagionatura.
Due ottimi prodotti che dimostrano come ormai la Sicilia svolga un ruolo di primo piano nel panorama viticolo italiano anche in termini di qualità e di sperimentazione.
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