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Il Nebbiolo e le sue enologiche declinazioni - parte II

Per finire la serata abbiamo deciso di lasciarci per ultimo il meglio.
Barbaresco, Barolo e Sforzato rappresentano senza dubbio l'apice della viticultura italiana, con buona pace per tutto il resto dello stivale ad eccezione di Brunello di Montalcino e Amarone.


BARBARESCO RABAJA' CASTELLO DI VERDUNO

Barbaresco Rabajà di Castello di Verduno
Ma ora viene il meglio, a partire dal Barbaresco Rabajà di Castello di Verduno, annata 2007.
Senza dubbio si va sul sicuro, perchè le vigne di Barbaresco di questa storica cantina, che nel 1838 ricevette dal re Carlo Alberto di Savoia la commissione di creare un grande vino, sono posizionate in uno dei cru più famosi della zona del Barbaresco chiamata Rabajà.
Inoltre è anche una azienda dal rapporto qualità-prezzo davvero strepitosa, nonostante i continui riconoscimenti da parte delle principali guide di settore, che avrebbero potuto dirigere l'azienda verso un costante aumento dei prezzi.
Nel bicchiere si presenta granato piuttosto scarico, con riflessi aranciati.
Naso profondo ed espressivo di liquirizia, frutta matura, confettura di more e mirtilli, mentre il palato si conferma potente e agile al contempo, con un equilibrio di rara perfezione e finezza da grande vino.
Ad un secondo passaggio olfattivo ho percepito anche una interessante e inaspettata scia salmastra.
Finale ricco e opulento, nel complesso è un vino pieno e senza retorica, che tutti hanno pienamente apprezzato con tangibile soddisfazione.
Spezzatino di manzo.




 BAROLO BRICCO CERETTA SCHIAVENZA



Anche per questo Barolo di Schiavenza siamo di fronte all'annata 2007.
Inizio con il dire che è piaciuto a tutti anche se nel confronto con i precedenti due vini ha meno fretta di piacere e ama nascondersi al primo assaggio.
Schiavenza viene ricosciuto come un tradizionalista, dal taglio appunto classico quindi solo botte grande, lunghe macerazioni e vinificazione in cemento.
La zona è indubbiamente tra le più rinomate, visto che siamo a Serralunga d'Alba, e il Bricco Ceretta viene prodotto con un taglio quasi artigianale viste le poco più di 3.000 bottiglie annue.
Inizio quasi timido poi dopo un adeguato riassaggio rivela un naso complesso di confettura, viola appassita, cuoio e spezie, oltre ad una piacevole scia balsamica.
Il gusto è deciso, con gusto tannico e fresco, con alcol sotto controllo e buon finale.
Brasato con polenta.

SFURSAT CARLO NEGRI DI NINO NEGRI

Sfursat Carlo Negri di Nino Negri

L'abbiamo lasciato per ultimo perchè dando uno sguardo all'alcol ci ha impressionati quel 15,5% dichiarati dal produttore.
Al naso si percepisce una sensazione di caldo, confettura di more e ciliegia sotto spirito, spezie e cuoio, cacao e un tocco balsamico finale.
Al palato l'alcol si percepisce netto e per il mio personalissimo gusto un po' invadente, mentre in generale prevalgono le sensazioni morbide attenuate da una buona dose tannica e acida.
Strutturato, caldo e corposo è un peso massimo di rara potenza, difficile da abbinare se non con piatti di altrettanto spessore come il cervo in salmì.
















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