Il Nebbiolo declinato nelle sue diverse varianti, tutte di altissimo livello qualitativo che poi si traduce nella scelta di produttori che frequentano assiduamente le più rinomate guide di settore.
E' questa l'idea che ci è venuta e che abbiamo tramutato in realtà una tranquilla sera di metà ottobre, di quelle dove la pioggia cade fitta, continua, e sembra che non voglia mai smettere, dove si percepisce l'autunno che avanza e le foglie gialle incominciano a invadere le strade.
Così ritrovarsi in quattro super appassionati di vino e con la patente di intenditori conquistata più sul campo che sui libri, è stato naturale e altamente gratificante, moralmente ma anche fisicamente per le nostre assetate papille gustative alla ricerca di Barolo, Barbaresco, Ghemme, Gattinara, Carema e Sforzato.
Insomma mancava solo il Boca e, se non mi sono distratto alla lezione sul Piemonte del corso per sommelier, avremmo fatto en plein.
CANTINA PRODUTTORI NEBBIOLO DI CAREMA
Ma non sempre anche nelle imprese che promettono bene gli inizi sono dei più entusiasmanti.
Decidiamo di partire con il Carema, che tra i vini presenti avrebbe dovuto essere quello meno impegnativo.
Purtroppo appena aperta la bottiglia abbiamo subito intuito che qualcosa non andava e non era questione di tappo ma piuttosto di riduzione-ossidazione nonostante la scaraffatura, profumi non assolutamente in linea con il Nebbiolo, colore non più vivo e sapore .... incerto, non propriamente imbevibile ma sicuramente poco caratteristico.
Che dire, verdetto sospeso e rimandato a prossime degustazioni per questo Carema della Cantina produttori Nebbiolo di Carema.
GATTINARA TRE VIGNE DI TRAVAGLINI
Ma dopo una partenza non esaltante ci siamo subito ripresi, con il Gattinara Tre Vigne di Travaglini, annata 2008.
Produttore storico presente sulle colline di Gattinara fin dal 1958, con la sua bottiglia unica e inconfondibile.
Il Tre Vigne nasce su terreno roccioso e ricco di minerali di ferro che gli conferiscono il tipico colore rossiccio, a 320-420 mslm, con resa per ettaro di max 70 q/ha, ed esposizione sud e sud-ovest.
Dopo la vendemmia effettuata in genere nella prima decade di ottobre, la vinificazione avviene in serbatoi di acciaio per circa 15 giorni, per poi passare all'affinamento in botti di rovere di Slavonia per 40 mesi e ulteriore sosta di 8 mesi in bottiglia.
Il risultato è un Gattinara agile, di buona fattura, giocato sulle note fruttate e speziate, dal tono caldo e dalla beva semplice e coinvolgente.
La sapidità e un alcol elegante e sotto controllo ne demarcano i confini e lo definiscono come un vino semplice ed estroverso, tutto sommato poco impegnativo e adatto a serate con amici.
L'avrei provato volentieri con un ossobuco con polenta.
GHEMME DI TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA
La terza scelta è caduta verso il Torraccia del Piantavigna, un Ghemme annata 2007 che cresce su terreno morenico-argilloso.
Le rese molto basse (55 q/ha) e una viticoltura convenzionale ma sensibilmente eco-compatibile e proiettata verso la riduzione al minimo dei trattamenti del vigneto sono il principale biglietto da visita dell'azienda, che nel Ghemme ci infila, oltre al Nebbiolo, anche una piccola quota di Vespolina probabilmente per il suo effetto 'colorante'.
E infatti nel bicchiere il rosso rubino vivissimo è già un piacere.
Bouquet straordinariamente complesso, suggestivo nelle intense tracce di frutta matura, confettura di more, ribes, ciliegia, buona speziatura, note di viola appassita, e un sottofondo balsamico e minerale che assomiglia alla roccia bagnata.
In bocca si esprime su altissimi livelli, con buona corrispondenza con il naso, ottima pulizia di bocca, equilibrio e finezza complessivi.
E' un vino dal carattere e personalità ben definiti, tanto che a fine serata l'ho scelto come bottiglia da portare a casa.
Da assaggiare con pappardelle al sugo di cinghiale.
E' questa l'idea che ci è venuta e che abbiamo tramutato in realtà una tranquilla sera di metà ottobre, di quelle dove la pioggia cade fitta, continua, e sembra che non voglia mai smettere, dove si percepisce l'autunno che avanza e le foglie gialle incominciano a invadere le strade.
Così ritrovarsi in quattro super appassionati di vino e con la patente di intenditori conquistata più sul campo che sui libri, è stato naturale e altamente gratificante, moralmente ma anche fisicamente per le nostre assetate papille gustative alla ricerca di Barolo, Barbaresco, Ghemme, Gattinara, Carema e Sforzato.
Insomma mancava solo il Boca e, se non mi sono distratto alla lezione sul Piemonte del corso per sommelier, avremmo fatto en plein.
CANTINA PRODUTTORI NEBBIOLO DI CAREMA
Carema di Produttori Nebbiolo di Carema |
Decidiamo di partire con il Carema, che tra i vini presenti avrebbe dovuto essere quello meno impegnativo.
Purtroppo appena aperta la bottiglia abbiamo subito intuito che qualcosa non andava e non era questione di tappo ma piuttosto di riduzione-ossidazione nonostante la scaraffatura, profumi non assolutamente in linea con il Nebbiolo, colore non più vivo e sapore .... incerto, non propriamente imbevibile ma sicuramente poco caratteristico.
Che dire, verdetto sospeso e rimandato a prossime degustazioni per questo Carema della Cantina produttori Nebbiolo di Carema.
GATTINARA TRE VIGNE DI TRAVAGLINI
Tre Vigne Gattinara di Travaglini |
Ma dopo una partenza non esaltante ci siamo subito ripresi, con il Gattinara Tre Vigne di Travaglini, annata 2008.
Produttore storico presente sulle colline di Gattinara fin dal 1958, con la sua bottiglia unica e inconfondibile.
Il Tre Vigne nasce su terreno roccioso e ricco di minerali di ferro che gli conferiscono il tipico colore rossiccio, a 320-420 mslm, con resa per ettaro di max 70 q/ha, ed esposizione sud e sud-ovest.
Dopo la vendemmia effettuata in genere nella prima decade di ottobre, la vinificazione avviene in serbatoi di acciaio per circa 15 giorni, per poi passare all'affinamento in botti di rovere di Slavonia per 40 mesi e ulteriore sosta di 8 mesi in bottiglia.
Il risultato è un Gattinara agile, di buona fattura, giocato sulle note fruttate e speziate, dal tono caldo e dalla beva semplice e coinvolgente.
La sapidità e un alcol elegante e sotto controllo ne demarcano i confini e lo definiscono come un vino semplice ed estroverso, tutto sommato poco impegnativo e adatto a serate con amici.
L'avrei provato volentieri con un ossobuco con polenta.
GHEMME DI TORRACCIA DEL PIANTAVIGNA
Ghemme di Torraccia di Piantavigna |
Le rese molto basse (55 q/ha) e una viticoltura convenzionale ma sensibilmente eco-compatibile e proiettata verso la riduzione al minimo dei trattamenti del vigneto sono il principale biglietto da visita dell'azienda, che nel Ghemme ci infila, oltre al Nebbiolo, anche una piccola quota di Vespolina probabilmente per il suo effetto 'colorante'.
E infatti nel bicchiere il rosso rubino vivissimo è già un piacere.
Bouquet straordinariamente complesso, suggestivo nelle intense tracce di frutta matura, confettura di more, ribes, ciliegia, buona speziatura, note di viola appassita, e un sottofondo balsamico e minerale che assomiglia alla roccia bagnata.
In bocca si esprime su altissimi livelli, con buona corrispondenza con il naso, ottima pulizia di bocca, equilibrio e finezza complessivi.
E' un vino dal carattere e personalità ben definiti, tanto che a fine serata l'ho scelto come bottiglia da portare a casa.
Da assaggiare con pappardelle al sugo di cinghiale.
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