Renosu di Dettori |
Ci sono vini che mettono tutti d'accordo e vini che non piacciono a tutti
I motivi possono essere diversi ma spesso si tratta di vini che non seguono il mercato o la moda, di solito sono vini di territorio, difficili da interpretare soprattutto per il consumatore medio alla ricerca certezze enologiche.
Con queste considerazioni iniziali vi porto nella Romangia, zona collinare che si affaccia sul golfo dell'Asinara, nel nord-ovest della Sardegna e in particolare nel comune di Sennori, zona ricca di ruderi nuragici e romani, di una cultura antichissima della coltivazione della terra, ma anche zona di artigianato diffuso e di alta qualità.
Le vigne di Dettori si affacciano sul mare, in un paesaggio di una bellezza antica e selvaggia, spesso battuta dai forti venti di maestrale che sferzano i vigneti e la macchia mediterranea formata da alloro, mirto, lentischio e corbezzolo, su un terreno sabbioso-calcareo.
All'interno le campagne sono rigogliose e coltivate a olivi, frutteti e vigne, con radi villaggi come a presidiare questo angolo bellissimo di Sardegna.
I Dettori producono vini che rispecchiano pienamente questa natura e questo paesaggio rurale, senza sconti alle mode o ripensamenti dell'ultima vendemmia, senza solfiti, nessun utilizzo di prodotti di sintesi in vigna e non sono nemmeno ammessi i lieviti selezionati.
Una scelta sicuramente coraggiosa, caparbia, estrema che a mio parere regala al vino una unicità che non ti può lasciare indifferente.
La produzione che oscilla tra le 20.000 e 45.000 bottiglie all'anno può essere considerata poco più che artigianale e mentre il Dettori viene prodotto solo nelle migliori annate, tutte le altre uve di Cannonau confluiscono nella produzione di un eccellente prodotto di 'ricaduta' chiamato Renosu.
Il vino-base, entry level o doc di ricaduta chiamatelo come volete, per molte aziende vuol dire produzione in quantità e qualità in evidente difficoltà.
Qui invece siamo di fronte ad un vino di grande spessore e bevendolo ho avuto la netta sensazione che in una degustazione alla cieca potrebbe tranquillamente superare prodotti più ricercati e costosi.
Il Renosu non fa legno, ma solo affinamento in vasche di acciaio, poi bottiglia.
Nel bicchiere il suo colore rubino è percorso da delicati riflessi granati, mentre il bouquet si presenta subito interessante con note di pepe nero, liquirizia, frutta rossa e nera, macchia mediterranea e, ad un secondo assaggio, un principio di note terziarie di cuoio.
In bocca si presenta subito diretto, senza fronzoli, con tannini eleganti, quasi setosi, buona acidità e tanta tanta polpa.
Al palato si potrebbe percepire come leggermente piacione, forse per un leggero residuo zuccherino o più probabilmente per una buona dose di glicerina, aiutata da un alcol generoso anche se pienamente sotto controllo.
Ottimo prodotto che si trova a 10 euro in enoteca, da abbinare a carni ben condite e formaggi stagionati.
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