Un veloce passaggio al banco di Marisa Cuomo per ri-assaggiare il suo stupendo Fiorduva, per poi infilare ben tre aziende molto interessanti.
CASALE DEL GIGLIO
Ecco una azienda coraggiosa, quasi al limite della pazzia. Perchè di pazzia (ma illuminata) si tratta se si decide di impiantare nell'agro pontino, quindi in un territorio dove fino alla bonifica degli anni '30 c'era solo palude, il Petit Manseng, il Tempranillo e il Viogner, facendoli diventare tre vini di grande carattere, con una personalità tutta da scoprire.
Ma se vogliamo è proprio questa 'assenza di tradizione' che ha spinto Antonio Santarelli a sperimentare vitigni internazionali in questa zona e la cosa mi trova assolitamente d'accordo nonostante io sia un 'autoctono' convinto.
Sono quindi partito con l'assagio di un fresco, fruttato (cedro e limone), sinuoso, morbido e attraente Petit Manseng, che mi ha lasciato un piacevole e lungo retrogusto amandorlato.
Sono poi passato al Faro della Guardia, un Biancolella prodotto sull'isola di Ponza da contadini conferitori, con l'aiuto degli agronomi di Casale del Giglio, che si presenta sfacciatamente sapido al limite del salino e al contempo morbido, dai toni di caramella e arancia, per terminare su profumi e sapori erbacei.
Prodotto in quantità limitatissime (meno di 2000 bottiglie), è una rarità assolutamente da provare, soprattutto in questa versione non commerciale a differenza delle tante altre in vendita soprattutto in Campania.
Ho proseguito con un Tempranillo dalla spiccata esuberanza tannica, sicuramente giovane ma dalle buone prospettive, con tanto succo e polpa, confettura e una vena di liquirizia. Anche qui solo 2000 le bottiglie prodotte.
Dopo aver molto parlato e degustato ho infine assaggiato il Mater Muta, un ben dosato blend di Syrah (85%) e Petit Verdot, morbido, un filo piacione, speziato e equilibrato. Tra i vini assaggiati forse il più 'commerciale', comunque da provare.
Tutti i vini di Casale del Giglio si sono dimostrati interessanti, particolari, di carattere e a modo loro .... autoctoni.
IL CALEPINO
Devo ammettere che mi sono avvicinato a questa azienda, che non conoscevo, quasi per caso e attratto da una strana Doc lombarda chiamata Valcalepio.
Il primo assaggio mi ha portato a scoprire il Valcalepio Rosso Surie, un blend di Cabernet Sav. (50%) e Merlot, dalla buona maturità olfattiva, dove si scorge nitida la viola e una nota speziata, mentre al sorso è pieno, vibrante e con una interessante vena erbacea. Ottimo rapporto qualità-prezzo.
Il Kalos è invece un Cabernet Sav. in purezza, con un bouquet interessante di liquirizia, cioccolato, frutta nera cotta, amarena sotto spirito, tabacco e molto altro.
E se all'olfatto promette bene al palato non delude, pieno, complesso, di corpo, ma anche fine, in perfetta corrispondenza con il naso e con una chiusura di cacao e caffè dalla persistenza infinita.
Bella azienda che dimostra da un lato le enormi potenzialità di un territorio sottovalutato come le colline moreniche bergamasche, e dall'altro che chi pensa che la Lombardia siano solo bollicine e Sforzato si sbaglia di grosso.
RITTERHOF
Nei miei assaggi della giornata non poteva certo mancare l'Alto Adige con una delle sue aziende più rappresentative.
La famiglia Roner, distillatori di una certa fama, hanno deciso di investire anche nel vino nella zona di Caldaro.
Tra i vini presenti mi sono diretto deciso sul loro Gewurztraminer Auratus Crescendo, che partendo dal giallo dorato, ha un impianto olfattivo di grande classe ed eleganza dove, accanto ai classici litchi e rosa, si affiancano i più particolari pompelmo rosa, pepe bianco, miele oltre ad una spiccata mineralita (selce, pietra bagnata).
In bocca concede una soddisfazione crescente alle papille gustative, grazie alla buona acidità e ad un corpo saldo e di nerbo, a controbilanciare una morbidezza che per moltri altri vini risulterebbe eccessiva, ma non per il ..... Crescendo.
Dopo essermi lanciato nell'avventura Gewurztraminer, ho deciso che potevo anche permettermi il passito Sonus, sempre Gewurztraminer, dall'olfatto di miele di castagno, caramella mou, camomilla, melone, papaia e tanto altro ancora. La spinta minerale e la spalla acida aiutano il sorso che si dimostra chiaramente dolce ma sorprendentemente agile.
Goduria e soddisfazioni infinite.
Lo so, avrei dovuto chiudere la giornata così, in bellezza e con una certa leggerezza d'animo dovuta anche ...... ai tanti assaggi.
Perchè, è inutile negarselo le sensazioni poi si affievoliscono e i sapori e odori si confondono.
Cosi mi limiterò a citare le aziende di cui ho degustato uno o più vini e i principali ricordi-sensazioni, partendo da un Riesling austriaco, rustico e coriaceo, l'Etna Cirneco di Terrazze dell'Etna, discreto al palato ma avaro all'olfatto e l'Amarone di Allegrini annata 2010, ancora piuttosto 'in erba', ma dalle buone potenzialità di crescita se lasciato ad affinare ancora qualche anno in bottiglia.
CASALE DEL GIGLIO
Ecco una azienda coraggiosa, quasi al limite della pazzia. Perchè di pazzia (ma illuminata) si tratta se si decide di impiantare nell'agro pontino, quindi in un territorio dove fino alla bonifica degli anni '30 c'era solo palude, il Petit Manseng, il Tempranillo e il Viogner, facendoli diventare tre vini di grande carattere, con una personalità tutta da scoprire.
Ma se vogliamo è proprio questa 'assenza di tradizione' che ha spinto Antonio Santarelli a sperimentare vitigni internazionali in questa zona e la cosa mi trova assolitamente d'accordo nonostante io sia un 'autoctono' convinto.
Sono quindi partito con l'assagio di un fresco, fruttato (cedro e limone), sinuoso, morbido e attraente Petit Manseng, che mi ha lasciato un piacevole e lungo retrogusto amandorlato.
Sono poi passato al Faro della Guardia, un Biancolella prodotto sull'isola di Ponza da contadini conferitori, con l'aiuto degli agronomi di Casale del Giglio, che si presenta sfacciatamente sapido al limite del salino e al contempo morbido, dai toni di caramella e arancia, per terminare su profumi e sapori erbacei.
Prodotto in quantità limitatissime (meno di 2000 bottiglie), è una rarità assolutamente da provare, soprattutto in questa versione non commerciale a differenza delle tante altre in vendita soprattutto in Campania.
Ho proseguito con un Tempranillo dalla spiccata esuberanza tannica, sicuramente giovane ma dalle buone prospettive, con tanto succo e polpa, confettura e una vena di liquirizia. Anche qui solo 2000 le bottiglie prodotte.
Dopo aver molto parlato e degustato ho infine assaggiato il Mater Muta, un ben dosato blend di Syrah (85%) e Petit Verdot, morbido, un filo piacione, speziato e equilibrato. Tra i vini assaggiati forse il più 'commerciale', comunque da provare.
Tutti i vini di Casale del Giglio si sono dimostrati interessanti, particolari, di carattere e a modo loro .... autoctoni.
IL CALEPINO
Devo ammettere che mi sono avvicinato a questa azienda, che non conoscevo, quasi per caso e attratto da una strana Doc lombarda chiamata Valcalepio.
Il primo assaggio mi ha portato a scoprire il Valcalepio Rosso Surie, un blend di Cabernet Sav. (50%) e Merlot, dalla buona maturità olfattiva, dove si scorge nitida la viola e una nota speziata, mentre al sorso è pieno, vibrante e con una interessante vena erbacea. Ottimo rapporto qualità-prezzo.
Il Kalos è invece un Cabernet Sav. in purezza, con un bouquet interessante di liquirizia, cioccolato, frutta nera cotta, amarena sotto spirito, tabacco e molto altro.
E se all'olfatto promette bene al palato non delude, pieno, complesso, di corpo, ma anche fine, in perfetta corrispondenza con il naso e con una chiusura di cacao e caffè dalla persistenza infinita.
Bella azienda che dimostra da un lato le enormi potenzialità di un territorio sottovalutato come le colline moreniche bergamasche, e dall'altro che chi pensa che la Lombardia siano solo bollicine e Sforzato si sbaglia di grosso.
RITTERHOF
Nei miei assaggi della giornata non poteva certo mancare l'Alto Adige con una delle sue aziende più rappresentative.
La famiglia Roner, distillatori di una certa fama, hanno deciso di investire anche nel vino nella zona di Caldaro.
Tra i vini presenti mi sono diretto deciso sul loro Gewurztraminer Auratus Crescendo, che partendo dal giallo dorato, ha un impianto olfattivo di grande classe ed eleganza dove, accanto ai classici litchi e rosa, si affiancano i più particolari pompelmo rosa, pepe bianco, miele oltre ad una spiccata mineralita (selce, pietra bagnata).
In bocca concede una soddisfazione crescente alle papille gustative, grazie alla buona acidità e ad un corpo saldo e di nerbo, a controbilanciare una morbidezza che per moltri altri vini risulterebbe eccessiva, ma non per il ..... Crescendo.
Dopo essermi lanciato nell'avventura Gewurztraminer, ho deciso che potevo anche permettermi il passito Sonus, sempre Gewurztraminer, dall'olfatto di miele di castagno, caramella mou, camomilla, melone, papaia e tanto altro ancora. La spinta minerale e la spalla acida aiutano il sorso che si dimostra chiaramente dolce ma sorprendentemente agile.
Goduria e soddisfazioni infinite.
Lo so, avrei dovuto chiudere la giornata così, in bellezza e con una certa leggerezza d'animo dovuta anche ...... ai tanti assaggi.
Perchè, è inutile negarselo le sensazioni poi si affievoliscono e i sapori e odori si confondono.
Cosi mi limiterò a citare le aziende di cui ho degustato uno o più vini e i principali ricordi-sensazioni, partendo da un Riesling austriaco, rustico e coriaceo, l'Etna Cirneco di Terrazze dell'Etna, discreto al palato ma avaro all'olfatto e l'Amarone di Allegrini annata 2010, ancora piuttosto 'in erba', ma dalle buone potenzialità di crescita se lasciato ad affinare ancora qualche anno in bottiglia.
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