Grillo di Cva Canicattì |
La Sicilia negli ultimi vent'anni ha fatto passi da gigante nel mondo enologico italiano; questa crescita si è potuta avere grazie ad un cambio di passo anche e soprattutto mentale che ha portato da un lato all'introduzione di vitigni internazionali, su tutti lo chardonnay, ma anche alla valorizzazione dei vitigni autoctoni. Il tutto trainato prima da pochi e coraggiosi produttori, veri artigiani del vino e profondi conoscitori della vigna, poi da altrettanto coraggiosi investimenti di medi produttori. Per ultimi sono arrivati alcuni grandi gruppi o imprenditori extrasettore attirati dai particolari microclimi di questa splendida isola e talvolta dalla moda.
Uno tra i vitigni autoctoni siciliani recentemente rivalorizzati è il Grillo che è coltivato tra le altre zone nella provincia di Agrigento, una delle più siccitose dell'isola, con suoli marnoso-argillosi che a Canicattì prendono un colore bruno quasi nero.
La cooperativa di soci Cva Canicattì produce un Grillo in purezza nella linea Aquilae che ho assaggiato.
Giallo paglierino con alcuni riflessi verdolini, al naso si esprime soprattutto con intensi sentori di macchia mediterranea, accenni di fieno e mandorla con un bouquet che potremmo definire ricco e voluttuoso.
L'impatto in bocca è meno complesso e intenso rispetto alle aspettative, ma è equilibrato e riporta soprattutto le note di macchia mediterranea ritrovate al naso con una certa insistita ricorrenza del rosmarino.
Il corpo e il finale di media lunghezza completano il profilo di un vino onesto, anche se non si eleva da un certo medio livello riscontrabile in molti altri bianchi della penisola.
★★☆☆☆
Commenti
Posta un commento