E' una storia di difesa del territorio e di tradizione quella che ci perviene dal Barolo Bussia di Giacomo Fenocchio, storico produttore delle Langhe di Monforte d'Alba, patria elettiva del Barolo più muscoloso e potente.
Una cosa è certa: Giacomo Fenocchio non segue le mode, le correnti, il successo commerciale a tutti i costi.
I suoi 10 ettari di vigne si suddividono in quattro grandi cru: Cannubi, Villero, Castellero, Bussia.
Io ho avuto il piacere di assaggiare il Barolo Bussia, con terreni calcarei e tufacei, in grado di garantire ai suoi Barolo, potenzialità evolutive e complessità non comuni.
Come detto il suo lavoro parte dalla vigna e in prosegue in cantina con fermentazioni naturali, lieviti indigeni e un controllo della temperatura grazie ai frequenti rimontaggi e follature del cappello.
Inutile dire che l'uso del legno è misurato e non deve interferire nel naturale affinamento e maturazione del vino, ma solo aiutarlo a raggiungere quella complessità e quella morbidezza che ne fanno uno dei barolo più apprezzati di Langa.
I cinque mesi in tini di acciaio e gli oltre due anni nelle botti di Slavonia di grandi capacità, portano alla perfetta evoluzione un vino che parla di territorio, di cru, di terroir.
Come già accennato ho avuto il piacere di assaggiare il Barolo Bussia Riserva annata 2006, ancora perfettamente integro, vitale già dal colore granato brillante.
Un grande Barolo che al naso si esprime con una complessità che cambia da un bicchiere all'altro come solo i grandi vini sanno fare. Incenso, spezie dolci, goudron, humus e poi ancora la ciliegia sotto spirito.
In bocca è morbido e avvolgente, con tannini eleganti e vellutati, una spalla acida di tutto rispetto, sorso caldo e pieno, beva avvincente e lunghezza infinita.
Chapeaux.
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