Siamo a Treiso, un piccolo borgo di poche
anime non lontano da Alba e da Barbaresco.
Dovunque ci si trovi il paesaggio è sempre
quello immutabile e riposante di filari e filari di vigne a perdita d’occhio
che tappezzano con il suo manto rossiccio le dolci colline delle Langhe.
E’ un sabato mattina tardi e la foschia,
che non ci ha mai del tutto abbandonato durante il viaggio da Milano, si sta
finalmente diradando per lasciare il passo ad un sole autunnale poco convinto
di poter ancora riscaldare.
Invece, complice un insolito periodo di
prolungata siccità per questo periodo dell’anno, solitamente carico di piogge, la
temperatura sta progressivamente salendo e siamo invogliati a rimanere in
maniche di camicia.
Nel nostro peregrinare tra cantine
conosciute e storiche del territorio, ci imbattiamo in una diramazione della provinciale
che porta a Pertinace. La strada diventa un viottolo quasi asfaltato per
sbaglio, dove a fatica ci passa una macchina, circondato da vigne sulla destra e
da arbusti per impilati sulla sinistra.
Dopo uno stretto passaggio tra case
semi diroccate e uno stretto tornante che degrada dolcemente, si arriva ad un bivio in località Rombone, dove prendendo la strada di destra che sale
dolcemente, si arriva al agriturismo con annessa cantina di Ada Nada.
Snobbiamo l’agriturismo e ci
dirigiamo senza indugio nella cantina, ubicata in una cascina settecentesca, dove si trovano
in bella vista botti di rovere di varie dimensioni utilizzare per le barriques del barbaresco e di qualche altro vino.
La produzione totale si aggira intorno
alle 45.000 bottiglie l’anno, di cui la parte preponderante tocca al
Barbaresco. Del resto siamo nella sua patria di elezione e anche altri
produttori della zona, ad esempio Rizzi che abbiamo poi visitato nel pomeriggio, puntano decisi verso il Barbaresco.
Ma mentre di Barbaresco vi parleremo in un’altra
occasione, ci ha molto impressionato la Barbera d’Alba Pierin, che cresce su
terreni marnosi e leggermente argillosi di origine marina.
Siamo intorno ai 250-300 metri di
altitudine con esposizione ottimale a sud, sud-est.
Dopo la vendemmia il mosto rimane a
contatto con le bucce per circa 7 giorni; successivamente, dopo una pressatura
soffice e l’affinamento in acciaio dove il vino svolge la malolattica, viene
travasato in botti di rovere per circa 12 mesi, dove conclude l’affinamento
prima di essere filtrato e posto in bottiglia.
La produzione è limitata alle 6.000
bottiglie per un prodotto che si potrebbe definire poco più che artigianale.
Il naso, inizialmente incentrato su note
piacevoli e fruttate, lascia presto il posto ad un avvincente sentore di frutta
nera e pepe nero, per poi virare su un finale minerale, ma con sempre in
sottofondo una concessione di frutta più e meno matura.
In bocca l’attacco è deciso, ben centrato,
il sorso saporito, piacevolmente balsamico, con buona trama tannica e finale
lungo e caratterizzante, con una leggerissima scia di polvere di cacao che
rimane a lungo sul palato.
A livello tecnico è una Barbera ben fatta, che riesce a coniugare una naturale semplicità con una completezza di beva e
un equilibrio invidiabili.
Lo assaggiamo una sera con un hamburger di fassona, pomodori e insalata dell'orto, formaggio e bacon alla piastra, dove si dimostra in grado di reggere bene un piatto non propriamente semplicissimo nella sua struttura.
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