Frimaio di Rizzi |
Può sembrare strano a chi non conosca il mondo del vino ma non è per nulla facile o scontato fare un buon passito.
Molti produttori mettono in produzione vini dolci solo per poter offrire al cliente una gamma completa di vini.
Invece cimentarsi con un passito è una scelta tutt'altro che facile, che richiede a monte la selezione del vitigno ideale per la zona di produzione, una buona e sana uva in vigna, cure praticamente continue, basse rese se si vuole concentrare gli zuccheri in pochi e preziosi acini, una vendemmia che o è tardiva, con tutti i rischi connessi o leggermente ritardata con conseguente raccolta degli acini in apposite cassette lasciate appassire al sole o al coperto, ma sotto l'influenza della ventilazione forzata, il controllo continuo della sanità di ogni grappolo per evitare il diffondersi di marciumi e muffe che renderebbero utilizzabile l'uva per la vinificazione ......
A questo pensavo l'altra sera mentre con il solito gruppo di 'astemi' assaggiavamo il Frimaio di Rizzi, passito da vendemmia passiva sbalorditivo e sublime, realizzato con le migliori uve moscato e una produzione praticamente artigianale ma sempre di altissimo livello qualitativo.
Introdotto dall'azienda sul mercato per la prima volta nel 2001, è stata una vera scommessa per Rizzi, conosciuto per i suoi grandi Barbaresco, che ha saputo dimostrare che poteva fare anche un grande passito.
Le vigne di Moscato sono posizionate nei comuni di Treiso e Neive, su una superficie totale di 10 ha, con un altitudine che varia da 230 fino ad arrivare ai 410 mslm.
Il terreno della zona è composto da marne argilloso-calcaree, ma la particolarità di questo vino e il suo intimo segreto, oltre naturalmente al fatto di lasciare appassire il grappolo sulla pianta fino a novembre inoltrato, è quella di una resa talmente bassa (15 hl / ha) da sfiorare l'incredibile.
Il vino fa affinamento parte in acciaio e parte in barrique per un periodo variabile a seconda delle diverse annate.
Nel bicchiere si mette in evidenza un bellissimo giallo ambrato carico, mentre il naso è una esplosione di profumi dalla trama fittissima ma tutti ben evidenziati, dal miele di castagno alla frutta candita, dalle albicocche disidratate alla salvia, con l'intrinseca e suadente aromaticità tipica del moscato a fare da sfondo ad un bouquet praticamente perfetto.
Anche il sorso non delude le aspettative. Dopo un naso suadente e al contempo deciso, il palato si scopre invitante e al contempo dominato da una precisa spalla acida a sostenimento di una dolcezza mai stucchevole, elegante e matura.
Un grande equilibrio al servizio di una prolungata sapidità, con finale che si allunga chilometrico e lascia una piacevole impronta di mandorla leggermente amara.
In questo passito c'è tutto: classe, eleganza, finezza ma anche una suadenza e opulenza ricercate.
Un grande passito nel cuore del Piemonte dominato dal Barbaresco.
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