Brunello di Tenuta Caparzo |
Non è facile trovare una bottiglia di diciannove anni ancora in ottimo stato, ma se ci riusciamo vuol dire che il vino è stato ben conservato e soprattutto che era in grado di sostenere un lungo invecchiamento.
Oggi vorrei parlare del lento cerimoniale e la sottile emozione che prova un appassionato di vino ad aprire una bottiglia il cui contenuto è nato in vigna, lavorato e imbottigliato quasi vent'anni prima.
Si parte ovviamente con l'apertura del tappo di sughero, che deve essere fatta con estrema attenzione e delicatezza di movimenti, perché non ne conosciamo la sua condizione.
Il tappo potrebbe essere in parte impregnato di vino e quindi fragile oppure essersi decisamente asciugato, in entrambi i casi non un buon segno.
L'annusata del tappo di sughero per trovare il famoso 'odore di tappo' è ormai consuetudine, ma chissà perché sui vini meno recenti si tende sempre ad avere dei dubbi, come se il maggiore o minore tempo trascorso possa influenzare in qualche modo il risultato finale.
Invece come spesso ho riscontrato, i tappi di sughero delle bottiglie di quindici o venti anni fa erano tendenzialmente migliori rispetto alla maggior parte di quelli che si vedono oggi in circolazione,
in gran parte per colpa dell'utilizzo negli ultimi anni di piante di sughero sempre più giovani che portano ad una peggiore qualità del prodotto finale.
La bottiglia va poi lasciata aperta almeno un paio d'ore o tre prima della degustazione, per permettere al vino di 'risvegliarsi' dopo il lungo sonno in bottiglia e spesso si inizia a riempirsi due dita di vino nel bicchiere per sincerarsi che il vino sia buono.
La maggior parte delle volte scopriremo che questi tipi di vini evolvono ulteriormente dopo una adeguata sosta nel bicchiere, evoluzione che si può riscontrare semplicemente tra un sorso e l'altro.
Arrivata finalmente l'ora della degustazione e quanto mai importante è l'utilizzo del bicchiere giusto, che per un rosso invecchiato e strutturato deve essere di pancia piuttosto larga con leggera rientranza vicino al bordo per permettere ai complessi e intensi profumi esprimersi al meglio.
Infine la degustazione vera e propria, con la consapevolezza che potrebbe essere una parziale delusione ma con la viva speranza che sia invece un gran successo e una viva emozione.
Tra i pochi vini che possono permettersi di sfidare il tempo di sicuro possiamo annoverare questa bottiglia di Brunello di Montalcino di Tenuta Caparzo, che ho di recente assaggiato e che mi ha ispirato questo post un po' diverso dal solito.
Nel bicchiere si veste di un intenso rosso granato con frequenti riflessi aranciati.
Il naso si esprime in modo impetuoso e felicemente complesso e sfaccettato, che spazia dalla ciliegia, alle erbe aromatiche, mescolate alla liquirizia e alle spezie come il pepe nero. Un fondo di caffè e note piacevolmente salmastre concludono il bouquet che si rivela interessante e particolarmente piacevole.
In bocca ha una ricchezza ancora esaltante, con ingresso fresco e sapido, tannini super levigati, una morbidezza decisamente piacevole e quasi femminile sul palato.
Felici ritorni di frutta cotta matura e prugna secca su un invidiabile persistenza completano il ritratto gustativo di grande spessore.
Un vino di fattura nobilissima, ottimamente conservato (e dimenticato) in una cantina interrata dalla temperatura costante.
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