Brut di Letrari |
Non esagero se dico che Leonello Letrari è stato uno dei più influenti rappresentanti dell'enologia italiana; per i pochi che non lo dovessero conoscere vale la pena fare un piccolo riassunto del suo straordinario percorso iniziato a partire dagli anni '60.
Classe 1931 Leonello, dopo il diploma all'Istituto agrario San Michele all'Adige, inizia un rapido pellegrinaggio in diverse aziende agricole, dove impara il mestiere girando varie regioni italiane.
Nel 1960 viene assunto dai Conti Bossi Fedrigotti dove ha la possibilità di mettersi in mostra creando il primo taglio bordolese italiano, il Fojaneghe, che ebbe un grande successo e che viene prodotto ancora oggi (l'ho regalato ad un amico).
Il suo rapporto con il Conte inizia però ben presto a deteriorarsi e decide di lasciare la Bossi Fedrigotti e dopo una esperienza all'estero fonda l'Equipe 5, con cinque amici enologi (Letrari, Andreaus, Tonon, Tura, Zanetti); insieme interpretano un metodo classico che ha fatto da apripista alla spumantistica italiana di qualità.
I cinque aprono una sede dell'azienda a Lavis poi nelle cantine Pedrotti di Mezzolombardo, prendendo uve da Mazzon, facendosi vinificare il vino da Hofstatter, mentre l'affinamento avveniva a Mezzolombardo.
Il loro Brut metodo classico passa in breve tempo da poche centinaia e mezzo milione di bottiglie, un successo repentino e inaspettato per i cinque ex allievi dell'istituto agrario di San Michele all'Adige, che d'estate preferivano viaggiare all'estero per conoscere il mondo del vino al di fuori dei confini nazionali e per fare esperienza.
Nonostante i successi di vendite, dopo alcuni anni l'azienda viene ceduta e Lionello, insieme alla moglie, decide di mettersi in proprio fondando l'Azienda agricola Letrari a Rovereto, con vigneti che oggi sono sparsi un po' lungo tutta la Valle dell'Adige.
Oggi è la figlia Lucia a condurre l'azienda, enologa come il padre, che ha saputo dare continuità al lavoro di una vita di Leonello e a garantire una crescita costante della qualità dei suoi prodotti.
Letrari è sicuramente famoso per i suoi spumanti, ma in realtà produce anche ottimi bianchi e rossi tra i quali qualche anno fa ho assaggiato un Manzoni bianco fresco e fruttato (che forse oggi non viene più prodotto) e un Enantio rustico e tannico.
Recentemente ho invece assaggiato il loro Brut millesimato, formato da un blend di Chardonnay e Pinot nero, con permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi.
Pur non essendo il prodotto di punta dell'azienda, ma piuttosto il vino dei numeri, la qualità è sorprendentemente alta e la personalità espressa è di primissimo livello.
Nel bicchiere ha il colore paglierino brillante, con bollicine finissime e catenelle persistenti e numerose.
I profumi variano dalla pesca bianca, alla mela, per poi indirizzarsi verso la crosta di pane.
Bocca piena ed estroversa, piacevolmente percorsa dalla vigoria dell'anidride carbonica delle sue finissime bollicine; il sorso si presenta anche fresco, sapido, vivace e con un complessivo sostanziale equilibrio gusto-olfattivo.
Buona la persistenza, si può abbinare naturalmente durante l'aperitivo oppure in maniera meno scontata su un bel piatto di salumi trentini e parmigiano di media stagionatura.
I cinque aprono una sede dell'azienda a Lavis poi nelle cantine Pedrotti di Mezzolombardo, prendendo uve da Mazzon, facendosi vinificare il vino da Hofstatter, mentre l'affinamento avveniva a Mezzolombardo.
Il loro Brut metodo classico passa in breve tempo da poche centinaia e mezzo milione di bottiglie, un successo repentino e inaspettato per i cinque ex allievi dell'istituto agrario di San Michele all'Adige, che d'estate preferivano viaggiare all'estero per conoscere il mondo del vino al di fuori dei confini nazionali e per fare esperienza.
Nonostante i successi di vendite, dopo alcuni anni l'azienda viene ceduta e Lionello, insieme alla moglie, decide di mettersi in proprio fondando l'Azienda agricola Letrari a Rovereto, con vigneti che oggi sono sparsi un po' lungo tutta la Valle dell'Adige.
Oggi è la figlia Lucia a condurre l'azienda, enologa come il padre, che ha saputo dare continuità al lavoro di una vita di Leonello e a garantire una crescita costante della qualità dei suoi prodotti.
Letrari è sicuramente famoso per i suoi spumanti, ma in realtà produce anche ottimi bianchi e rossi tra i quali qualche anno fa ho assaggiato un Manzoni bianco fresco e fruttato (che forse oggi non viene più prodotto) e un Enantio rustico e tannico.
Recentemente ho invece assaggiato il loro Brut millesimato, formato da un blend di Chardonnay e Pinot nero, con permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi.
Pur non essendo il prodotto di punta dell'azienda, ma piuttosto il vino dei numeri, la qualità è sorprendentemente alta e la personalità espressa è di primissimo livello.
Nel bicchiere ha il colore paglierino brillante, con bollicine finissime e catenelle persistenti e numerose.
I profumi variano dalla pesca bianca, alla mela, per poi indirizzarsi verso la crosta di pane.
Bocca piena ed estroversa, piacevolmente percorsa dalla vigoria dell'anidride carbonica delle sue finissime bollicine; il sorso si presenta anche fresco, sapido, vivace e con un complessivo sostanziale equilibrio gusto-olfattivo.
Buona la persistenza, si può abbinare naturalmente durante l'aperitivo oppure in maniera meno scontata su un bel piatto di salumi trentini e parmigiano di media stagionatura.
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