Non sono un esperto di Champagne ma quando posso non mi dispiace provarli e divertirmi a fare i raffronti con le bollicine della Franciacorta e del Trentodoc, e cercare di capire se come vuole il luogo comune siano davvero inarrivabili grazie al mix di clima e terreno e in particolare per quello strato gessoso che pare faccia la loro fortuna.
L'occasione è stata una cena di lavoro nella quale l'importatore si è impegnato ad abbinare i piatti preparati dallo chef con i vari tipi di Champagne e le sorprese non sono mancate.
E' anche l'occasione per fare un piccolo ripasso su un territorio unico al mondo, risultato della combinazione favorevole di due fattori ben distinti.
Il primo fattore rilevante è dato ovviamente dal clima che è di tipo continentale-oceanico, che unito ad una localizzazione insolitamente a nord per un vigneto, anche se ultimamente i cambiamenti climatici stanno stravolgendo centinaia di anni di certezze.
La localizzazione a nord vuol dire che l'uva avrà quasi sicuramente un tasso di acidità piuttosto elevato, indispensabile per la preparazione di vini con le bollicine.
E se è vero che ormai di bollicine se ne producono un po' a tutte le latitudini bisogna ammettere.... che non è la stessa cosa.
Secondo importante fattore, come già accennato precedentemente, è rappresentato dal sottosuolo gessoso della Champagne, praticamente calcare puro che con le sue proprietà drenanti consente di evitare l'eccesso di umidità lasciando alla vigna solo la quantità di acqua necessaria.
Nella zona della Champagne si utilizzano esclusivamente e con diversi uvaggi solo tre tipi di vitigni.
Lo Chardonnay è molto utilizzato grazie ai suoi intensi aromi floreali e alla sua innata freschezza ed eleganza.
Il Pinot noir è un vitigno potente, vigoroso in grado di concedere vini strutturati e unici.
Infine il Pinot Meunier, prodotto esclusivamente in questa zona, è un vitigno dalla discreta vigoria e tardivo, simile come caratteristiche al Pinot noir anche se i suoi aromi sono più fruttati.
Infine non possiamo non citare le quattro zone viticole per eccellenza.
La Montagne de Reims, situata tra Reims e Epernay è una pianura ricoperta di boschi e in questa zona si predilige il Pinot noir e i suoi Champagne sono rinomati per potenza e struttura.
La Cote des Blancs che si estende a sud di Epernay, zona piuttosto collinare con gesso presente in superficie. Qui si predilige lo Chardonnay che occupa la quasi totalità dei vigneti e si trovano Champagne delicati, freschi ed eleganti.
La Vallèe de la Marne è attraversata dal fiume omonimo ed ha un suolo argilloso o sabbioso con presenza di marna e poco gesso.
La prevalenza di Pinot Noir ma anche di Pinot Meunier che nella parte occidentale diventa preminente danno al vino aromi fruttati e un bouquet ricco e seducente.
Per finire la Còte des Bar situata a sud della Còte des Blancs, formata da colline marnose in cui il Pinot noir la fa da padrone e si trovano Champagne rotondi e strutturati.
Dopo questo veloce riassunto dei tratti fondamentali dello Champagne e del suo terroir, che è indispensabile se si vogliono almeno distinguere le principali caratteristiche, passerei direttamente alle degustazioni.
Champagne Hervieux-Dumez |
Siamo partiti con un Hervieux-Dumez Nature, un Premier Cru delle Montagne de Reims, da uve Chardonnay 100% nonostante nella zona si usi di più il Pinot noir come abbiamo visto.
Bollicine finissime accompagnate da una persistente attività effervescente che richiama una delicata schiuma in superficie.
Naso elegante di acacia, ginestra, agrumi e frutti di bosco, con leggere note di biscotti al forno.
Ad un secondo passaggio si fa strada la pesca bianca e le mandorle con un leggero finale di miele.
L'attacco è vivace e tonico, con in primo piano una naturale freschezza rilanciata dalla quasi assenza di zuccheri residui.
Equilibrato per il suo genere, discretamente elegante e con un delicato tocco minerale che persiste sul palato; è stato accompagnato da crema di topinambur e calamari grigliati al rosmarino, cialde di pane carasao con baccalà mantecato.
Champagne Pascal Redon |
Secondo Champagne è stato un Pascal Redon Diaphane, ancora un Premier Cru delle Montagne de Reims 100% Chardonnay, dall'interessante colore giallo limone, con alcuni riflessi verdi.
E' uno Chardonnay maturo, con in primo piano le note di pompelmo, miele, note boisè, burro fuso ma anche note terziarie quali funghi, pelle e una intensa mineralità stile pietra bagnata.
In bocca l'attacco è vivace, con le bollicine che si fanno sentire, un palato teso, fresco, dinamico e pieno.
Accompagnato con degli strozzapreti al ragù di cernia è risultato il migliore della serata.
Champagne Jean Baillette-Prudhomme |
Il terzo Champagne degustato è stato Mèmoris, un Premier Cru di Jean Baillette-Prudhomme
in cui predomina il Pinot noir all'80% con un saldo di Chardonnay al 20%.
Presentazione visiva raffinata ed elegante con le catenelle finissime e persistenti e la brillantezza tipica degli Champagne.
La prima impressione olfattiva è di mandorle e biscotti, panna montata con un fondo minerale e di spezie.
In bocca l'attacco è più morbido dei precedenti Champagne, mentre risulta più corposo e strutturato con un finale lungo e aromatico di pane tostato.
Abbinato con un trancetto di orata al forno farcito di acini d'uva e mela.
Champagne Henty-Quenardel |
Partendo dal colore, uno strano rosato color salmone molto carico, fino ai profumi più che altro di fragole di bosco, per arrivare al palato morbido ma non abbastanza per reggere l'abbinamento con una deliziosa Petit Mont Blanc, occorre dire che non l'ho proprio apprezzato.
Primo perchè comunque l'abbinamento secco-dolce non ha mai trovato il mio gusto, poi anche per via dello stesso Champagne che giocando più sulle note morbide si è come snaturato.
A parte le ultime bollicine è stata una serata memorabile sia lo Champagne che per l'abbinamento con una cena speciale.
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