L'Ecrù di Firriato |
La Sicilia del vino si sta veramente riscattando dopo anni passati a vendere vino sfuso alle cantine del nord o a imbottigliare improbabili Nero d'Avola.
E lo fa grazie ad aziende affermate di medio-grandi dimensioni come Donnafugata, Cusumano, Planeta, Tasca d'Almerita, Florio e altre più piccole ma emergenti come Graci, Girolamo Russo, Nino Barraco, Arianna Occhipinti, Marilena Barbera e moltissime altre; tra le prime non è possibile non citare Firriato.
I numeri di questa azienda di Paceco in provincia di Trapani, sono sicuramente rilevanti visto che le bottiglie prodotte superano i 4 milioni, ma Firriato è un produttore che sa ricercare la qualità, è in continua espansione ed evoluzione e lo testimoniano prima gli investimenti a Favignana e sull'Etna, poi la conversione al biologico, che per una azienda di queste dimensioni non è per nulla scontata.
Tra i vari prodotti possiamo ritrovare dei classici della viticoltura siciliana come il Nero d'Avola, Cataratto, Inzolia e Grillo tra gli autoctoni e Syrah, Cabernet e Merlot tra gli alloctoni.
Ieri mi è capitato di assaggiare il loro passito naturale L'Ecrù, prodotto nell'agro di Trapani, utilizzando principalmente Zibibbo con un piccolo saldo di Malvasia.
Una parte dell'uva viene raccolta verso la prima decade di settembre con conseguente appassimento all'aperto su graticci, mentre la restante parte rimane ad appassire in vigna fino al raggiungimento del grado di maturazione considerato ottimale.
La tecnica utilizzata consiste nell'infusione dell'uva passa nel vino da vendemmia tardiva e si avvale di un periodo di fermentazione piuttosto lungo di circa 4 settimane.
Dopo l'affinamento in bottiglia si ottiene un vino dal color giallo dorato antico tendente all'ambra, tanto che sembra contenere il sole della Sicilia al tramonto in una sera d'estate.
Lascia inebriato l'olfatto con i suoi dolci profumi di miele, confettura di arancia, canditi, fichi secchi, albicocca disidratata, datteri, macchia mediterranea ......
E' un vino che non smetteresti mai di annusare, tanto i profumi sono intensi, complessi, articolati, fini e di qualità assoluta.
Con queste premesse l'aspettativa al palato non può che essere elevata, ma L'Ecrù dimostra di avere una buona di personalità anche nella parte gustativa con la presenza di una buona spalla acida e di una componente sapida (quasi salata) importante, in grado di controbilanciare in modo adeguato la naturale spinta dolce, le note di confettura, miele e dove tornano con una certa insistenza i frutti canditi percepiti al naso.
Finale delicato, fine, leggermente balsamico e dalla persistenza chilometrica.
Di sicuro è uno dei migliori passiti che ho assaggiato ultimamente e mi ha sinceramente sorpreso.
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