Pactio di Fertuna |
Siamo in Toscana e in particolare in Maremma, a pochi chilometri da Punta Ala, dove dall'amicizia e dalla passione del Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta (il Sassicaia vi dice niente?) e di Giuseppe Meregalli (praticamente il più grande distributore di vini italiani) è nata nel 1997 l'azienda Fertuna.
Lo sfondo in cui si trovano i vigneti è di una bellezza autentica, naturale, quasi primitiva, con pochi insediamenti umani quasi tutti localizzati sulla cosa e un entroterra fatto di colline coltivate a vite e ulivi, poi boschi e macchia mediterranea con l'antica via Aurelia a solcare questo antico paesaggio proprio come già faceva ai tempi dei romani.
Un elemento che apprezzo in una azienda che produce vino è l'eventuale presenza di altre colture oltre alla vite, perché queste sono in grado di garantire quella biodiversità all'ambiente, cosa che poi non può che giovare alla vite stessa.
Meglio ancora poi se una parte della proprietà è lasciata ad area boschiva, ma questo chiaramente non tutti se lo possono permettere......
Nel caso di Fertuna viene prodotto un olio extravergine di oliva su 10 ettari utilizzando sia ulivi secolari sia nuovi innesti, oltre ad una produzione cerearicola su 40 ettari da cui viene prodotto grano duro.
Personalmente di Fertuna ho provato il Pactio e qualche anno fa il Droppello, che mi ricordo essere uno particolarissimo Sangiovese vinificato in bianco sostenuto da una acidità importante, cosa che sulla base del mio gusto personale non mi dispiace quasi mai.
Lo stile dell'azienda è sicuramente moderno e si riscontra in prodotti che sono tecnicamente perfetti, ben studiati a tavolino e ben realizzati sul campo, attraverso l'utilizzo di Sangiovese, Merlot, Cabernet e altri alloctoni.
A differenza di chi guarda l'etichetta, pensa ad una eventuale omologazione del vino e poi beve cercando appigli utili alle proprie teorie, come fanno regolarmente alcuni miei 'colleghi' blogger (e qui basta fare una rapida ricerca su google digitando 'fertuna pactio' per trovarne uno che mischia insieme alle degustazioni un po' di scemenze che gli frullano per la testa), io preferisco prima mettere il naso nel bicchiere, assaggiare il gusto del vino, farmi trasportare dalle sensazioni che mi può dare, prima di capire di che azienda si tratta e farmi una idea di come lavora.
Perché esattamente come il Droppello che si è rivelato un vino molto particolare, anche il Pactio rivela una sua ben distinta personalità, corredata da una beva tutt'altro che scontata e da un equilibrio molto apprezzabile.
Ma partiamo con ordine dal colore rosso porpora con ancora dei riflessi violacei, tanto da ricordare un vino giovane.
Anche al naso il primo sentore netto che ritroviamo è il classico vinoso, tipico dei vini giovani, poi però si apre anche alla frutta croccante, prugna, ciliegia, frutti di bosco. Tanta frutta rossa e matura al punto giusto, poi ancora una leggera nota di pepe e di macchia mediterranea, una scia di tabacco, ma niente note dolci o di vaniglia che non farebbero che confondere l'elegante bouquet del Pactio.
E se all'olfatto non possiamo definirlo un vino furbo, la cosa si conferma al palato dove si svela la tipica trama tannica del Sangiovese, ingentilita dalla coppia Cabernet-Merlot, con alcol elegante e discreta dose di freschezza e sapidità quasi salata.
E' un vino moderno, pieno, dal buon equilibrato gusto-olfattivo in grado di accontentare un gran numero di persone, dal semplice appassionato di vino fino all'addetto ai lavori.
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