Sauvignon di Ritterhof |
Sui vitigni cosiddetti internazionali sono sempre stato un po' critico e non per partito preso ma per la mia personalissima opinione che non sempre riescono bene sempre e ovunque.
Idea scontata direte voi, ma allora non capisco come mai in Italia sia praticamente coltivato dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, senza praticamente l'esclusione di nessuna regione.
Ancora di più dei vitigni autoctoni che sono nati o comunque si sono adattati da centinaia di anni ad un certo territorio e la cui selezione naturale l'hanno fatta generazioni di vignaioli, per i vitigni internazionali nelle mie scelte tendo ad essere particolarmente selettivo.
E del resto non è un caso che ad esempio i migliori Sauvignon del mondo siano prodotti nella Valle della Loira e in Nuova Zelanda dove le particolari condizioni pedoclimatiche ne favoriscono uno sviluppo ottimale.
Spesso invece in Italia ho assaggiato Sauvignon carichi, ostentatamente caldi, stucchevoli e di conseguenza difficili da bere.
Di sicuro una regione dove il Sauvignon riesce bene è l'Alto Adige (ma anche in Friuli e in Valle d'Aosta), dove clima e terreno contribuiscono alla produzione di un vino fresco, fruttato e minerale e dalla marcata impronta varietale tipica del vitigno.
E nei dintorni di Caldaro opera Ritterhof, una piccola ma affermata azienda (di cui ho già avuto modo di parlare qui http://bit.ly/1GWPQ8t ) che nel suo vasto catalogo produce un Sauvignon che definirei molto tipico, in cui si può ritrovare la caratteristica nota di pomodoro fresco, frutta matura, ananas, pesca gialla, il tutto con un discreto grado di spettro aromatico
Il sorso si avverte pieno e strutturato, ma anche agile e vibrante grazie ad una buona sapidità complessiva e un retrogusto minerale su un finale che chiude lungo e dal tratto tipicamente varietale.
Volatile pienamente sotto controllo e un leggero attacco tannico completano il profilo gustativo di grande equilibrio e tipicità del vitigno.
Un Sauvignon di montagna, classico nella sua nota verde e di estrema versatilità, che i più esperti winelover saprebbero riconoscere alla cieca, da provare con un piatto di asparagi dove la tendenza amarognola delle verdure verrà contrapposta alla delicata morbidezza concessa dall'alcol, ma anche con primi piatti a base di crostacei, dove la tendenza dolce di questi ultimi si abbinerà (sempre per contrapposizione) alla naturale acidità e sapidità del vino.
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