Durante l'ultimo Vinitaly, ho avuto la fortuna di parlare direttamente con molti produttori e tra questi merita di sicuro un approfondimento il lungo incontro che mi ha dedicato Vincenzo Catabbo, produttore molisano di Tintilia.
Alle mie domande su come mai la Tintilia sia così poco conosciuta e apprezzata nonostante le sue notevoli potenzialità, le sue risposte sono state chiare e precise.
In Italia fino ad oggi non c'è stato spazio per un prodotto di nicchia come la Tintilia del Molise, non aiutato da una rete commerciale che predilige le produzioni su larga scala, forniture sicure e prodotti riconoscibili e 'rassicuranti' per un pubblico più vasto possibile.
Eppure a mio avviso la curiosità di un pubblico che sta diventando sempre più raffinato e ricercato nel gusto, non può prescindere dal riconoscere in questo vitigno e in molti dei suoi produttori, un prodotto da premiare all'acquisto e da consigliare ad amici e conoscenti.
Catabbo produce vino dal 1990, ma è dal 2004 che si è dotato di una cantina di vinificazione, iniziando di conseguenza a curare in particolar modo la qualità dei vini prodotti e scegliendo tra l'altro di puntare su un vitigno autoctono come la Tintilia.
Le vigne si trovano a S. Martino in Pensilis, piccolo comune a 300 metri sul livello del mare, in posizione praticamente ideale per la produzione della vite, con colline a perdita d'occhio, mentre in lontananza si può scorgere il mare Adriatico e al suo opposto il promontorio della Maiella, ricoperto di neve in inverno.
Ho assaggiato la Tintilia del Molise Dop 2011 e poi una spettacolare Tintilia del Molise Riserva Doc, cresciuta su 10 ettari di terreno distribuite sulle superfici di 'Colle Cervone' e 'Terra Petriera', nome quest'ultimo che come si può intuire deriva dalla composizione particolarmente pietrosa del terreno.
Ed è risaputo che più le viti faticano, più stanno su terreni difficili e migliore è il frutto che ne deriva.
Dai vigneti impiantati nel 1998, si ha una resa di 60-70 ql / ha, quindi basse rese, con una densità d'impianto di 4.500 ceppi per ha.
La raccolta viene fatta a mano nella terza decade di settembre e la fermentazione avviene in vasche di acciaio termo controllate per 15-20 giorni, poi segue una maturazione in barriques per 24 mesi e ulteriore affinamento in bottiglia.
La gradazione è di 15° e, posso assicurare, si sentono tutti appena messo il naso nel bicchiere, ma stranamente non è un alcol che disturba ma piuttosto che anticipa un bouquet pieno e complesso di ciliegie mature, amarena sotto spirito, tamarindo, pepe nero, liquirizia e leggere note fumè.
Si percepisce quindi un vino muscoloso e per nulla timido che al sorso risulta deciso, teso, piacevolmente tannico, che si tiene in equilibrio grazie ad una precisa acidità varietale e di infinita lunghezza e piacevolezza espressiva.
Sicuramente non è un vino per tutti, ma è in grado di dare soddisfazione assicurata per chi come me (e molti altri) mal sopporta i vini banali, rassicuranti e scontati.
L'abbinamento è necessariamente incentrato su piatti di carne elaborati, anche in umido.
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