Pagis Schiava di St. Michael-Eppan |
Non si può certo affermare che la Schiava sia un vitigno di moda, eppure di ragioni per apprezzarlo ce ne sarebbero diverse.
Come sempre un po' di storia aiuta a capire meglio quello di cui si parla e anche quello che si beve, e allora parliamo di un vitigno che, fino almeno ai primi anni novanta, era di gran lunga il più coltivato dell'Alto Adige, con circa il 70% della superficie vitata, di cui una buona parte veniva utilizzato per l'autoconsumo all'interno della regione, mentre un'altra considerevole quantità veniva esportata in Austria e Germania, paesi abituati a vini rossi leggeri, giovani e poco tannici.
Negli anni 2000 tuttavia in tutto l'Alto Adige hanno cominciato a farsi largo vitigni internazionali come il Cabernet e lo Chardonnay, ma anche vitigni autoctoni come Gewurztraminer e Lagrein, con conseguente sensibile diminuzione nella coltivazione della Schiava, considerato a questo punto un vino dallo scarso appeal verso i consumatori.
Ed invece l'abbassamento della produzione ha avuto l'effetto di aumentarne considerevolmente la qualità e alcuni produttori che l'avevano abbandonata per prodotti più 'di moda' hanno ricominciato ad introdurla e a coltivarla con un occhio attento alla qualità, che passa come sempre dalla selezione in vigna, dalle basse rese, dalle pratiche di cantina poco invasive, magari dalla scelta di lavorare biologico ecc.
Ad oggi questo vitigno, che non possiamo certo considerare raro nonostante non sia poi molto conosciuto al di fuori di questa regione (wine lover a parte), viene coltivato nei dintorni di Bolzano e di Merano, oltre che sui pendii soleggiati della Val d'Adige e in poche altre aree isolate del sud Tirolo.
Personalmente non ho avuto tante occasioni per poterlo apprezzare ma grazie ad un produttore serio e lungimirante come St. Michael-Eppan o, se preferite, San Michele Appiano, ho provato un ottima Schiava (Vernatsch) del 2014.
Il colore è di un rosso porpora molto scarico, tanto che quasi potremmo definirne come per i bianchi la limpidezza se volessimo utilizzare i soliti paludati termini Ais.
All'olfatto oltre ai classici profumi di fiori (viola) e frutti di sottobosco come fragoline e lamponi, sorprende con un piacevole sottofondo di cuoio e note di pepe appena accennate.
Il sorso è intrinsecamente fresco, con tannino giovane e poco aggressivo, dal caratteristico profumo di mosto da cantina nei giorni di vendemmia (vinoso), poco caldo e chiaramente sbilanciato sulle durezze soprattutto a causa della acidità e della giovinezza del vino, e comunque è una bottiglia equilibrata nel suo genere.
Inutile dire che ho visto il fondo della bottiglia in men che non si dica, accompagnata da un salmone con contorno di carote al burro, anche se il perfetto abbinamento lo troverebbe con un enorme piatto di salumi misti (speck) e formaggi di media stagionatura in una piacevole giornata di primavera in Alto Adige.
Nel complesso la Schiava di St. Michael Eppan è un vino diverso dai soliti noti, piacevolmente fresco ma non per questo privo di sorprese e di qualità medio-alta.
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