E alla fine è capitato, quando meno me lo aspettavo. Me lo sono ritrovato davanti al pranzo di Natale a casa di parenti.
L'incontro con il Sassicaia è l'incontro con un mito, perchè di 'mito' si tratta e per diverse ragioni.
Innanzitutto il prezzo sopra le 120 euro, esagerato secondo molti appassionati.
Ma anche se la boccia non è certo alla portata di tutti, il Sassicaia riesce sempre a finire le scorte nel giro di 6 mesi e questo nonostante venga prodotto in circa 190.000 bottiglie l'anno.
Poi la storia di questo vino parla di persone come il marchese Mario Incisa della Rocchetta, grande appassionato di cavalli e di vini, che bevendo un Cabernet dei Marchesi Salviati prodotto a Migliarino Pisano negli anni '50, decide di voler produrre, sui pendii di Castiglioncello nei pressi di Bolgheri, un grande Cabernet Sauvignon e non uno qualunque ma semplicemente il migliore, su un terreno che somiglia molto a quello delle Graves a Bordeaux, fatto di ciottoli affioranti dal terreno (da qui il nome Sassicaia).
Per l'epoca fu uno scandalo andare a impiantare Cabernet al posto del Sangiovese e usare barrique sullo stile francese.
Per l'epoca fu uno scandalo andare a impiantare Cabernet al posto del Sangiovese e usare barrique sullo stile francese.
Il marchese chiama a produrlo quello che era all'epoca niente di meno che il miglior enologo italiano, Giacomo Tachis.
La prima annata viene commercializzata nel 1968 dopo aver avuto il battesimo di un grande dell'enologia italiana, Luigi Veronelli, che lo trova 'vino eccelso'.
E dopo il prezzo e la storia, contribuiscono al mito anche dei dati oggettivi che ancora oggi fanno pensare al Sassicaia come uno dei migliori vini italiani e del mondo.
Il Sassicaia ha avuto il pregio di creare un'autostrada dove prima non c'era neanche un sentiero per la categoria dei Supertuscans, con l'aiuto di importanti e ascoltati critici americani.
E ancora recentemente un articolo credo di Repubblica, riportava che il Sassicaia era il vino che metteva d'accordo un po' tutte le guide; nel senso che tutte quelle più importanti in commercio nell'edizione 2015, da 'Gambero Rosso' a 'l'Espresso', da 'Bibenda' a 'Slow Food', passando anche per le ultime due new entry 'Vitae' e 'Guida essenziale di vini d'Italia' di Daniele Cernilli, hanno assegnato all'annata 2011, l'ultima in commercio, il massimo punteggio.
Dopo questa breve divagazione occorre dire che aprire l'annata 2009 è un po' un infanticidio enologico.
Questa tipologia di vini, se ben conservata può e deve migliorare col passare degli anni, almeno altri 4 o 5, sviluppando i classici profumi terziari.
Ma nonostante la giovane età ho trovato il vino già pronto, elegante e di grande scorrevolezza e questo sicuramente è un primo importante punto a favore.
L'uvaggio è cabernet sauvignon per un 85% e cabernet franc per l'altro 15%, matura due anni in barrique e altri sei mesi di affinamento in bottiglia.
L'uvaggio è cabernet sauvignon per un 85% e cabernet franc per l'altro 15%, matura due anni in barrique e altri sei mesi di affinamento in bottiglia.
Al naso sprigiona note di sottobosco e humus, per poi virare su amarena, liquirizia ed erbe.
In bocca è pieno, armonico, robusto, con una grazia ed eleganza fuori dal comune.
E' un vino che non vuole strafare ma che ha stoffa da vendere, con tannini setosi e vellutati sul palato, morbidezza data da alcol e glicerina contenuta e controbilanciata da una buona acidità.
Nel complesso valuto questo Sassicaia come uno dei vini più equilibrati che abbia mai bevuto, nessuna componente sovrasta l'altra ma tutte si percepiscono nettamente.
Insomma nel bene e nel male un gran vino, che poi valga il prezzo a cui lo si vende credo sia qualcosa di molto soggettivo e dipendente in gran parte dalle singole disponibilità.
Insomma nel bene e nel male un gran vino, che poi valga il prezzo a cui lo si vende credo sia qualcosa di molto soggettivo e dipendente in gran parte dalle singole disponibilità.
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