Ben Rye di Donnafugata |
Non sono particolarmente appassionato di vini passiti, vini dolci e aromatici, perché tendono a stancarmi, spesso li trovo stucchevoli, troppo sbilanciati e senza un adeguata spalla acida.
Il discorso cambia completamente come il rovescio di una medaglia quando la stessa tipologia di vino risulta al top della sua categoria.
Per loro natura i vini passiti sono complessi da realizzare e le condizioni climatiche e di cantina necessarie alla loro produzione li rendono spesso vini costosi; certo non parlo del singolo viticoltore che li produce per ampliare la sua gamma dei prodotti e offrire alla clientela una scelta più ampia. Il mio modesto parere in questo caso è abbastanza chiaro: o un vino riesce davvero bene oppure è meglio lasciar perdere e concentrarsi a far bene i vini del territorio.
Mi ritrovo seduto al tavolo di un buon ristorante di Milano, in una tranquilla serata di fine luglio con l'amico Camillo a degustare questo Passito di Pantelleria di Donnafugata.
Lo dico subito e non sarà una novità per nessuno ma questo Ben Rye è semplicemente strepitoso, secondo Camillo il miglior passito italiano. Io che non ne ho assaggiati molti ho un bel ricordo di un Greco di Bianco di Cerutti e un Tokaji 5 puttonyos di Aszu, ma nonostante sia passato un po' di tempo da quelle degustazioni anche secondo me il Ben Rye ha una marcia in più.
Il colore è giallo ambra, al naso è una esplosione di frutta matura, albicocca, confettura, miele di acacia, fichi secchi, fiori gialli, canditi, note minerali ....... a pensarci bene farei prima a dire cosa non ci trovo.
In bocca si percepisce una avvolgente morbidezza perfettamente amalgamata con una spalla acida in grado di non stancare mai il palato.
Il finale è di una commuovente lunghezza e quasi quasi a raccontarlo le mie papille gustative si mettono in azione .....
Qualsiasi altra parola sarebbe superflua, CHAPEAU.
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