Salice Salentino di Cantina due Palme |
Qualche volta, lo ammetto, mi dedico ad impulsivi acquisti di vino al supermercato. Meno, molto meno di un tempo, ma qualche volta mi capita ancora e se tra i prodotti in offerta trovo ad un prezzo molto basso un vino della rinomata Cantina due Palme, non mi faccio certo problemi ad infilarlo dritto dritto nel carrello.
Hai voglia a parlare di prodotto base o di partenza, qui siamo comunque di fronte ad una cooperativa che ha contribuito in maniera determinante alla definitiva emancipazione dei vini pugliesi, che da quel dì si sono liberati della scomoda nomea di vini con molto alcol da usare come taglio dei magri vini del nord, oppure marmellatosi e legnosi causa uso sconsiderato di barrique di primo passaggio (o peggio di rosato nelle boccie da 3 litri).
La cooperativa con quartier generale a Cellino San Marco, si è costruita un nome sullo sforzo congiunto e continuo alla ricerca della qualità come si pensava che solo i seri e precisi viticoltori altoatesini potessero fare. Poi alla qualità si sono aggiunti i numeri che hanno portato la cantina a produrre più di 7 milioni di bottiglie all'anno e che si avvale della collaborazione di 1200 soci.
Il direttore d'orchestra, come ama definirsi, è l'enologo Angelo Maci, che dopo aver ereditato l'azienda di famiglia nel 1970 ha dato vita e fatto crescere la cooperativa fino ai numeri di oggi.
Ma, come accennavo in precedenza, a numeri importanti si è sempre affiancata una ricerca della qualità che passa come sempre dalla vigna (il terroir), per poi entrare in cantina e successivamente in una bottiglia.
Ma dopo alcune doverose chiacchere per capire meglio il vino si passa alla parte più interessante, quindi alla degustazione che deve necessariamente essere effettuata in un bicchiere ad ampio calice, adatto alla degustazione di vini rossi e in grado di catturare lo spettro olfattivo.
La composizione delle uve è Negroamaro (80%) e Malvasia Nera (20%), alcol al 12,5% con lavorazione in acciaio e affinamento in legno grande per alcuni mesi.
Rubino dai riflessi granati, ha un ventaglio olfattivo ampio e complesso che si esplicita in frutta nera come la prugna cotta, l'amarena e un leggero accenno di vaniglia.
In bocca è pieno, vibrante, minerale e con un finale di rarissima lunghezza per vini di questa fascia di prezzo.
Un'ultima considerazione riguarda appunto il fattore prezzo, perché pur essendo prodotto per stare sotto i dieci euro, il prezzo al quale l'ho acquistato, inferiore addirittura ai tre euro, impone alcune riflessioni sulle stato di salute e di profittabilità delle aziende vitivinicole italiane.
Infatti se dal punto di vista del consumatore è tanto di guadagnato, tanto che suggerirei un acquisto a mani basse di questo vino e a questo prezzo, dall'altro sono quasi certo di poter dire che a questo prezzo la cooperativa ci ha perso.
Un vero peccato insomma, soprattutto per un vino di buonissima fattura come il Montecoco.
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