Enantio - Letrari |
Conosco l'azienda Letrari per esserci passato la scorsa estate quando ero in vacanza in Trentino. Ho avuto anche la fortuna, come ho già scritto in un mio post, di conoscere il mitico Leonello Letrari, uno degli enologi che hanno fatto la storia delle bollicine italiane e non solo (non solo bollicine intendo).
Ho assaggiato un Manzoni bianco e regalato un Fojaneghe ad un amico che l'ha trovato semplicemente strepitoso per l'eleganza donata dai vitigni internazionali, la personalità nell'accompagnare piatti anche complessi, uniti alla facilità di beva perchè a metà pranzo la bottiglia era già finita.
Anche oggi come innumerevoli altre volta, mi sono ritrovato davanti alla consueta scelta di abbinare un vino ad piatto e nello specifico lasagne al ragù fatte in casa e uno spezzatino di vitello; fuori una pioggia insistente e noiosa come accade da giorni.
Tra le etichette di varie forme e colori l'Enantio mi ha subito fatto ritornare al Trentino della scorsa estate, un agosto di sole tra le montagne grigie che si stagliano verso il cielo e boschi di pino ovunque.
Lo apro con una lieve e malcelata preoccupazione. Mi ricordavo che l'annata non era tra le più recenti ma non mi ricordavo fosse addirittura del 2005.
Vabbè nessun problema, dell'azienda mi fido, pensavo mentre lo stappavo in religioso silenzio.
Una nervosa annusata al tappo e le preoccupazioni svaniscono: il vino è in buono stato di conservazione. Semmai è un po' chiuso; decido quindi di tenerlo una buona mezz'ora semplicemente aperto sul tavolo, niente decanter o scemenze da pseudo sommelier (il decanter serve solo per impressionare gli ospiti inesperti, per vini non filtrati o molto molto invecchiati).
Lo verso con cautela e un liquido rosso granato con riflessi aranciati si libera nel bicchiere.
Dopo una mezz'ora passata ad ossigenarsi è ancora un po timido ad aprirsi, ma si riconoscono in primis piccoli frutti a bacca rossa e una leggera speziatura.
Il sorso è leggermente polveroso, con tannini levigati dal tempo eppure che ancora si percepiscono sul palato nella loro tipica astringenza.
E' un vino assolutamente non omologato, di una acidità quasi commuovente e con un finale non lunghissimo ma piacevolmente amaricante ancora per via dei tannini.
Nel complesso un bel vino; consigliato a chi vuole qualcosa di diverso dai soliti ben vestiti e pettinati vitigni internazionali.
Commenti
Posta un commento