Occorre premettere che in questo post probabilmente non sarò del tutto imparziale.
Ho conosciuto l'alto Monferrato tanti anni fa come figlio adottivo e me ne sono subito innamorato. Il paesaggio collinare interamente coltivato a vigna, piccoli paesi sul cucuzzolo delle colline con gli immancabili campanili e chiese di ogni forma e dimensione.
I piemontesi di qui sono gente tranquilla, alcuni un po' chiusi come nell'immaginario collettivo ma sempre cortesi e rispettosi delle idee altrui.
E' bello viaggiare tra queste strade strette e tortuose, dove incontri più trattori che auto; ogni tanto la vista si apre su qualche valle più ampia, con i boschi ancora intatti sul fondo dove la vite non viene coltivata, le strade bianche che si intrecciano dirette ai vigneti con i filari regolari e ben tenuti.
In particolare nei paesi tra Ricaldone e Mombaruzzo si apre una strada diretta ad Aqui Terme. Incomincia una discesa dolce e piena di curve, ai lati è un susseguirsi di nomi di vigne e case sparse. Poco prima del termine della lunga discesa e della strada pianeggiante che porta ad Acqui Terme si incontra il cartello di Paolo Pizzorni.
Quante volte ci sono passato con lo sguardo del cittadino, da un lato la curiosità che spinge a fermarsi e dall'altro la certezza di essere perennemente in ritardo.
E finalmente mi ritrovo quasi d'istinto a imboccare la ripida stradina in discesa fino alla prima casa che incontro.
Vedo Paolo e suo padre intendi a impacchettare scatole e scatole di vino (direzione Stati Uniti mi spiegheranno in seguito).
Vengo accolto con una vigorosa stretta di mano e nonostante l'intenso lavoro al quale erano preposti Paolo inizia a parlarmi con calma dei loro vini, poi l'argomento va alle scatole che stanno preparando, alla nuova cantina che si apprestano a costruire, agli usi e abitudini dei contadini del Monferrato, alle vigne dove nascono i loro vini.
Si è fatto tardi e dopo aver comprato qualche bottiglia di vino, tra cui un Dolcetto molto tipico e il Barbera San Sebastiano, ritorno alla macchina e alla mia solita fretta lombarda sicuro di poter ritrovare un po' di questo incontro quando stapperò la prima bottiglia.
Il San Sebastiano Docg è il tipico Barbera d'Asti. Ha fatto legno, in particolare 12 mesi in botti grandi di rovere, ma non è per nulla invasivo.
Il colore è rubino brillante, consistente nel bicchiere.
Lo metto al naso e aspiro profondamente: ha una bella nota speziata (pepe), frutta rossa matura e in ultimo floreale, soprattutto la viola appassita.
In bocca si riconosce per una buona struttura, con un bell'equilibrio tra morbidezze e durezze.
I tannini si sentono bene sul palato anche se possono essere considerati morbidi.
Buon finale anche se non lunghissimo.
La buona acidità e freschezza fanno supporre che il vino possa ancora evolvere e migliorare ulteriormente.
Nel complesso è una Barbera molto tipica del territorio, che sa abbinare la struttura alla bevibilità e con un ottimo rapporto qualità-prezzo.
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