Quando si parla di Pietra Marina Etna Bianco Superiore vuol
dire che siamo davanti ad uno dei 10 migliori bianchi d’Italia.
Personalmente mi ricorda molto il Trebbiano d’Abruzzo di Valentini,
altro grandissimo bianco italiano.
Se poi aggiungiamo che la bottiglia di Pietra Marina era un
2002 ma a livello di acidità, complessità, struttura, eleganza e finezza era
ancora nel pieno dei suoi anni migliori, allora si può capire di cosa stiamo parlando,
visto che di bianchi così longevi ce ne sono molto pochi sul mercato, e non
solo di quello italiano.
Ma andiamo con ordine, partendo giustamente dal suo
produttore.
Benanti è tra le più prestigiose cantine siciliane, una
viticoltura quella siciliana che è cresciuta in qualità a livello esponenziale da
circa la metà degli anni ’90 ad oggi.
Merito di produttori come Benanti che hanno saputo puntare tutto
sulla qualità e sui vitigni giusti piantati al posto giusto, con l’aiuto di
agronomi ed enologi validi e coraggiosi.
Ora la domanda è come nasce un prodotto di così elevato
livello qualitativo, quali sono state le scelte che hanno portato alla
definizione della bottiglia così come la possiamo degustare, quali i punti
chiave del successo?
Partiamo dal dire che siamo a 800 metri sul livello del
mare, in contrada Milo, su un terreno sabbioso, vulcanico, naturalmente ricco
di minerali.
L’ottima esposizione, la brezza costante e le forti escursioni
termiche sono anche loro fattori di estrema importanza per l’ottima maturazione
e la sanità dell’uva.
Da qui parte l’intervento dell’uomo con la scelta di avere
una densità d’impianto molto fitta, 8000-9.000 ceppi per ettaro e una resa bassissima
di 5.500 kg per ettaro, che vuol dire diradamento e grande attenzione ad ogni
singola vite.
Alcune viti hanno oltre 90 anni, altre sono più giovani e
quindi più vigorose.
Le uve, dopo le cure agronomiche, a metà ottobre vengono
prelevate a mano dalla vite e portate in cantina dove subiscono una pressatura
soffice.
Per la fermentazione viene utilizzato un particolare lievito
in parte indigeno e in parte selezionato che ha dimostrato nel corso del tempo di
lavorare ottimamente con l’uva Carricante.
Si prosegue poi con una maturazione sulle fecce nobili per
24 mesi in acciaio con frequenti batonnages e infine 12 mesi in bottiglia.
Dopo tutte queste cure si capisce che nulla è lasciato al
caso se si vuole ottenere qualcosa di veramente speciale in campo vitivinicolo
e l’esperienza del Pietra Marina lo dimostra.
Nel bicchiere si presenta giallo dorato, mentre al naso è un
tripudio di note olfattive di una complessità, nitidezza ed eleganza che
raramente capita di incontrare.
Si susseguono e rincorrono nuance di macchia mediterranea,
erbe aromatiche, mandarino e lime, ananas e pesca gialla, pietra focaia (tratto
minerale), con un sottofondo costante di iodio.
Al palato il sorso è teso e fresco, sapido (per non dire
salato), con una persistenza infinita ed un piacevole retrogusto di mandorla.
Tale complessità non è poi di così facile abbinamento ma io
consiglio sicuramente un branzino sotto sale.
Nulla dire: si tratta di un autentico fuoriclasse. Tutti in piedi ed applausi !!!
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