Il Brunello di Montalcino Col d'Orcia è una specie di flag ship per il produttore e in generale la sua denominazione.
La versione che propone Col d'Orcia è di stampo tipicamente tradizionalista, realizzata con l'apporto di diverse vigne sul territorio e in grado di esprimere adeguatamente il terroir della zona.
Una zona che fino agli anni settanta del secolo scorso era molto poco conosciuta dagli amanti del vino.
La sua particolare conformazione topografica, con il monte Amiata a sud che blocca i temporali estivi provenienti da quella direzione, conferisce un clima secco e tiepido tipico della costa toscana, mentre il suolo è decisamente più roccioso e meno fertile della zona del Chianti.
Ma dopo il barone Ricasoli, che per primo ha creduto in questo territorio per produrre vino di qualità, tutto è cambiato e il nome Brunello è entrato in breve tempo nell'Olimpo mondiale del vino.
Dopo Ricasoli anche Banfi ne comprese le potenzialità e via via tanti altri produttori iniziarono a investire in un area che ad oggi risulta quella più costosa per ettaro per un potenziale acquirente odierno.
Dell'originario Brunello che qui si produceva prima di Ricasoli, vino pesante invecchiato all'inverosimile e con una estrazione eccessiva del succo non rimane più nulla.
Oggi il Brunello è un vino che deve invecchiare 4 anni in botte e che deve essere prodotto con sole uve Sangiovese, senza possibilità di ibridarlo con vitigni internazionali che avrebbero permesso di anticiparne l'entrata in commercio ma snaturandone il riconoscimento territoriale.
Le annate recenti sono un susseguirsi continuo di ottime produzioni mentre i vitigni internazionali che per un certo periodo hanno trovato posto nel Brunello vengono oggi usate nella Doc Sant'Antimo.
Tornando al nostro Brunello Col d'Orcia, dobbiamo sottolineare che l'azienda guidata dal conte Marone Cinzano, è stata tra le prime grandi realtà del territorio a convertirsi al biologico.
Scelta azzeccatissima a mio avviso e non solo per rincorrere il mercato che inevitabilmente sta virando verso quella direzione ma perchè il vino ne ha acquisito in purezza, riconoscimento territoriale, personalità e unicità espressiva.
Al naso ricorda nuance di marmellata di mirtilli, humus, rabarbaro e liquirizia, mentre al palato la trama fitta ma vellutata dei tannini, unita a freschezza e mirabile equilibrio ne rendono la beva una emozione imperdibile.
Da abbinare semplicemente con nulla ... in una serata d'inverno .... davanti ad un caminetto con amici veri.
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