Ci sono le enoteche che comprano la maggior parte dei loro
prodotti dai grossisti, chiamati oggi più elegantemente intermediari.
Poi ci sono le enoteche che comprano le bottiglie direttamente
dai produttori, consultando diligentemente le guide di settore.
Infine ci sono le enoteche che comprano le bottiglie solo ed
esclusivamente sulla base di assaggi personali, frutto di visite alle fiere di
settore, degustazioni dai produttori, bottiglie scovate nei ristoranti o ancora
trovate nei viaggi di piacere in qualche sperduto angolo di Italia o di mondo.
In questa terza e ultima categoria rientra la mia enoteca
preferita, che alla domanda se aveva una bottiglia un po’ particolare, per
appassionati che degustano-assaggiano-bevono in media 6-7 bottiglie la
settimana (e possibilmente mai le stesse), mi ha fatto trovare sul bancone un
Albarino, vitigno autoctono galiziano.
La Galizia è una regione che si trova all’estremo nord della
Spagna, al confine con il Portogallo, ricca di insenature e promontori a picco
sul mare e dove il clima è umido e spesso sferzato dai venti freddi che
arrivano dall’oceano Atlantico.
Qui trova il suo abitat naturale l’Albarino, probabilmente
coltivato dal Medioevo, che si è adattato perfettamente a questo clima
particolare e che ha saputo sviluppare doti tutt’altro che comuni.
È un vitigno aromatico con una buccia spessa e pruinosa e la sua
caratteristica principale è la sapidità, che come tutti sanno è anche un buon
indicatore di quanto un vitigno sia in grado di invecchiare bene negli anni.
Le denominazioni nelle quali si divide sono la Rias Baixas, con
vigneti posti principalmente sul mare e Ribeira Sacra, con terreni posti all’interno
della Galizia, dove sono coltivati anche diversi vitigni a bacca rossa.
L’Albarino che il mio illuminato enotecario, di ritorno da un
viaggio a Santiago de Compostela, mi ha proposto si chiama La Marimorena ed è
prodotto dalla azienda Casa Rojo.
Il colore già sorprende per un colore giallo oro brillante.
Il naso ha grande personalità, dove trovano spazio note
olfattive che passano dalla frutta tropicale agli agrumi (mandarino e pompelmo
rosa), dalla salvia alla cera d’api, dalle note di camomilla al gelsomino, il
tutto in rapida evoluzione man mano che si scalda nel bicchiere.
Il palato è altrettanto brillante, grazie ad una spiccata
acidità, ulteriormente sostenuta da una iodata sapidità che sfiora il tratto
salato.
Le componenti dure sono sostenute solo da alcol e da una buona
struttura eppure il sorso risulta non solo coerente ma anche discretamente
bilanciato.
Finale lungo e coerente.
Da abbinare con un polpo alla galiziana.
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