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Visualizzazione dei post da giugno, 2017

La cooperazione che funziona: Gewurztraminer annata 2016 di Cantina di Caldaro

La viticoltura a Caldaro si distingue per l’estrema parcellizzazione su un numero molto elevato di proprietari ognuno con poderi molto piccoli, a volte anche meno di un ettaro. Questa caratteristica ha spinto naturalmente i proprietari verso una forma di cooperazione che ha trovato nella Cantina di Caldaro la sua naturale realizzazione. La cantina attuale è la risultante di una fusione avvenuta nel 1992 tra le due cantine storiche del territorio, la Cantina dei Contadini e la Cantina del Giubileo, entrambe fondate all’inizio del secolo scorso. Come in molte altre zone d’Italia, la parcellizzazione dei vigneti porta alla conseguenza che i soci conferitori non si possano reggere finanziariamente sul lavoro in vigna, che diventa invece un secondo lavoro da svolgere dopo l’attività principale. Quello che invece distingue queste zone è l’elevato livello qualitativo dell’uva conferita dai soci, aiutati durante tutto l’anno dalla cantina che organizza corsi di aggiornamento, r

Una bella sorpresa il Veltliner di Kuenhof

Ultimamente si susseguono per me le degustazioni di produttori altoatesini di alta qualità che non conoscevo nemmeno per sentito dire. Ammetto la mia ignoranza e faccio ammenda, ma devo dire che è anche bello scoprire ogni tanto nuovi produttori di qualità che riescono a dare ai loro vini un tocco di personalità quasi umana, in un mondo dove si sta facendo sempre più strada (nel bene e nel male) l’intelligenza artificiale e il contributo dei robot. In questo caso si tratta di un antico maso di oltre 800 anni, di proprietà della famiglia Pliger (o dei suoi ascendenti) da più di 200 anni, a pochi chilometri da Bressanone, quindi nella bellissima Valle Isarco. Fino al 1989 le uve venivano interamente conferite alla mitica Abbazia di Novacella, ma dal 1990 le uve dei circa 6 ha di vigneto vengono vinificate e vendute in proprio. La decisione è stata presa grazie al riconoscimento da parte della famiglia dell’elevato livello qualitativo delle uve prodotte su questi terreni co

Tixe il Pinot grigio targato Palazzone

Palazzone è un produttore ampiamente conosciuto nel panorama enologico italiano, di cui avevamo assaggiato i vini nel corso del Vinitaly 2016, trovandoli interessanti al punto da decidere un acquisto in cantina per assaggiare quelli già provati in una cornice meno caotica di quella della fiera e per provare altri prodotti che non conoscevamo, ma di cui si sente spesso parlare. In una bellissima serata di inizio agosto del 2016, abbiamo quindi degustato diversi loro prodotti abbinandoli ad una cena luculliana.    Un po' di ripasso sull'azienda ci aiuta a capire meglio il vino. Palazzone si trova in Umbria e più precisamente a Rocca Ripesena, in un territorio di confine tra Umbria, Lazio e Toscana, poco distante dal Lago di Bolsena con i suoi terreni di origine sedimentaria e argillosa con una buona influenza da parte dei terreni di origine vulcanica e tufacei dei dintorni del lago di Bolsena. L’avventura di Palazzone inizia negli anni ’60, quando la famiglia Dub

A vento e Sole nel Chianti di Podere Alberese

Di Podere Alberese avevo già scritto in passato ma vale la pena fare un veloce ripasso. L'azienda nasce nel 2006, con l'acquisizione di vigne già produttive da decenni, che la proprietà ha deciso di mantenere e ristrutturare. Di seguito c'è subito stata la riconversione dell'intera produzione verso l'agricoltura biologica, mentre per quanto riguarda le tecniche di cantina si seguono principi come le fermentazioni spontanee e l'utilizzo di legno grande. Ne risultano vini dallo stile classico, tradizionale, territoriale e naturale. Ho provato il loro Chianti 'A Vento e Sole' e ve lo consiglio come prodotto fresco succoso, pronto, un vino senza fronzoli eppure pienamente godibile e naturale. E' un blend di Sangiovese (90%) e di Fogliatonda (10%), un antico clone parente del Sangiovese ormai praticamente scomparso da quasi tutta la Toscana. La sua grande bevibilità ne fanno un vino versatile in grado di accompagnare pietanze di ogni genere

La naturalezza e purezza del Gruner Veltliner di Garlider

Quando pensi di aver assaggiato una bottiglia di quasi tutti i principali buoni produttori di vini bianchi altoatesini, ecco che spunta sul tavolo del ‘gruppo dei soliti astemi’ il Gruner Veltliner di turno, che ti fa capire quanto in realtà il panorama dei produttori di pregio sia molto più ampio di quello che si è soliti credere. Garlider è un giovane produttore della Valle Isarco, la regione vitivinicola più a nord d’Italia, che con i suoi 250 ettari vitati si esprime ad altissimi livelli soprattutto sui bianchi. Se pensiamo che fino agli anni ’50 più dei due terzi delle uve coltivate erano a bacca rossa, si può capire quale sia stata l’evoluzione del territorio e il suo rapporto con l’uva e il consumatore. Negli ultimi 15 anni la zona ha visto un ulteriore sviluppo enologico principalmente spinto da giovani vignaioli che hanno portato impulsi positivi e nuove idee, sempre orientate verso la produzione di qualità. Tra questi vignaioli Christian Kerschbaumer ha fa

Barolo Marcarini La Serra, annata 2006

Definire il vino di Poderi Marcarini di stampo tradizionalista, non esaurisce completamente la realtà di questa azienda di La Morra che produce tra gli altri due splendidi Barolo, dai poderi storici di Brunate e La Serra. In realtà potremmo parlare di un giusto mix di essenzialità, terroir e corrispondenza al territorio, che ne mettono in luce una classe che nasce da terreni calcarei, argillosi, con infiltrazioni sabbiose, per poi trasferirsi in cantina, dove le cessioni del legno devono essere lente e graduali, senza intervenire sui tempi naturali di maturazione del vino. La storia parla di una azienda attiva dalla metà del 1800, ma che solo a partire dal 1965 ha iniziato ad avere la consapevolezza dell’importanza dei propri vini con relativa partenza della commercializzazione. Negli ultimi anni Poderi Marcarini ha acquistato terreni in Roero e nella terra del Moscato d’Asti, in più produce un interessante Dolcetto da un vigneto di uve centenarie pre-fillossera nel bosc

Il Cannonau Riserva e il Vermentino La Cala di Sella & Mosca

Ogni tanto mi fa bene ri-affacciarmi sugli scaffali del supermercato per vedere, confrontare e curiosare tra vini, prezzi e sconti delle bottiglie che riescono a entrare in Gdo. Del resto come sanno benissimo tutti coloro che si recano solitamente al supermercato per acquistare vini, se si fa una doverosa selezione, anche nella grande distribuzione organizzata si possono trovare ottimi prodotti e usufruire spesso di sconti che non hanno paragoni .... spesso prezzi più bassi di quelli che potremmo trovare in cantina!!! Eccomi allora qui, in una importante catena distributiva italiana, a spulciare tra i prodotti sugli scaffali, che a onor del vero non sono poi tanto diversi rispetto a quelli che vedevo diversi anni fa, prima che spostassi i miei acquisti verso le enoteche tradizionali o verso il web, alla ricerca di prodotti meno di massa. Dopo vari tentennamenti, decido di acquistare due prodotti di Sella & Mosca: un Cannonau riserva annata 2013 e il Vermenti

Viaggio tra i vitigni autoctoni rari: Il Priè Blanc

Il Prié Blanc è il vitigno base del Blanc de Morgex et de La Salle e il suo arrivo in Valle d’Aosta si perde nella notte dei tempi. Secondo alcune fonti il vitigno era presente in zona già al tempo dei Romani, mentre stando ad una tradizione locale venne portato in zona da un gruppo di coloni del Vallese chiamati a ripopolare la Valdigne decimata da una precedente pestilenza. Secondo alcuni studiosi infine il Priè Blanc è un vitigno autoctono della Valle d’Aosta che nel corso del tempo ha subito modificazioni da selezioni in parte spontanee. Di sicuro all’epoca le piante erano diverse da oggi ed avevano la funzione di produrre più uva possibile in modo da dare sostentamento ai contadini, oltre che essere utilizzate per pagare debiti e tasse. La produzione era interamente di tipo famigliare, estremamente parcellizzata e condotta come oggi in condizioni estreme se consideriamo che i vigneti più elevati possono arrivare ai 1200 metri di altitudine. Questo tipo di produ