Il prosecco ha iniziato la sua lunga rincorsa dall'oblio al successo nel secondo dopoguerra, quando uomini come Giuliano Bortolomiol hanno recuperato vigneti e creduto in un vitigno, la glera che vinificata secondo il metodo Martinotti-Charmat da vita al prosecco.
Dopo un lungo lavoro di recupero, nel 1969 è stata riconosciuta la Doc al Prosecco Conegliano Valdobbiadene ed è iniziata una lunga rincorsa che da allora non si è più arrestata.
La tappa della Doc è stato un passo determinante, ma altrettanto determinante per alcuni produttori è stato il riconoscimento della Docg per l'area di origine comprendente 15 comuni.
La zona collinare all'interno del Comune di Valdobbiadene è particolarmente preziosa, si chiama Cartizze ed è un susseguirsi di ordinati filari posti nella zona che si ritiene essere di maggiore pregio per la produzione del Prosecco, grazie alla particolare esposizione, alla mineralità del terreno che qui produce acini rotondi e pieni, dal sapore inconfondibilmente zuccherino.
Tra i numerosi produttori che oggi si cimentano con alterne fortune nella coltivazione della glera, Bortolomiol è di sicuro uno degli storici che ha saputo innovarsi e differenziarsi, puntando sulla coltivazione biologica del vigneto.
La coltivazione biologica significa l'adozione di tutta una serie di pratiche agronomiche che riducono in maniera drastica l'utilizzo di prodotti chimici di sintesi, con l'intento finale di proporre al consumatore un prodotto più sano, tenendo conto della sostenibilità ambientale e quindi la cura del proprio territorio su un periodo di tempo molto lungo.
Al contrario di quanto si pensa la coltivazione biologica non si riduce solo nell'utilizzo esclusivo di rame e zolfo per la difesa fitosanitaria delle piante, ma anche l'utilizzo particolari colture tra i filari al fine di controllare le malerbe, attirare insetti che possano contrastare quelli nocivi della vite (lotta integrata), ecc.
Nel caso del prosecco, la quantità che si può trovare in commercio è enorme e ancora di più di altre tipologie di prodotti più naturalmente di nicchia si rischia di assaggiare vini davvero improbabili.
Il Prosecco di Bortolomiol non lascia nulla al caso, a partire dalla ristretta zona di produzione della Docg fino ad arrivare alla conduzione biologica del vigneto, alla attenta selezione della produzione con un occhio particolarmente attento verso la ricerca della qualità.
Che questa qualità non è solo uno slogan indicato nel sito internet dell'azienda lo si può capire da subito.
L'amico Chef Fabrice stava cucinando per il solito 'gruppo degli astemi', quando parlando del più e del meno mi sono avvicinato macchinalmente al naso il prosecco che mi sono ritrovato nel bicchiere.
Si sono subito risvegliati gli allenati sensi del sommelier e non c'è voluta molta concentrazione per capire la profondità e l'esuberanza del naso, a partire dalle sue note fragranti, minerali e floreali che ricordano il miele, gli agrumi, con una leggera scia amarognola di fiori di mandorlo o nocciolo.
In bocca c'è una perfetta fusione tra gli zuccheri e la freschezza, con una particolare densità e cremosità, che si incarnano in un vigore gustativo che permette di definirlo persistente.
Pur non essendo un fan del prosecco, devo dire che Bortolomiol è un ottimo produttore e mi sento di consigliarlo.
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