Le verticali hanno sempre avuto per me un fascino indiscutibile nel variegato e umorale molto del vino.
Un po' perchè permettono di capire come si è modificato un vino in base alle diverse annate, oppure in altri casi è lo stesso stile dell'azienda che è cambiato nel tempo. In ogni caso spesso gli stessi vini di diverse annate possono essere anche molto diversi tra di loro e questo può essere percepito appunto solo attraverso le verticali.
Nel caso specifico parliamo di Colpetrone, azienda simbolo del Sagrantino di Montefalco, di base a Gualdo Cattaneo, una realtà che è finita sotto l'ombrello di Tenuta del Cerro (ex Saiagricola, attualmente in capo ad Unipol) che possiede altre tenute in Toscana.
La produzione complessiva di Tenute del Cerro è di quasi 2 milioni di bottiglie mentre Colpetrone ha una produzione di 200 mila bottiglie all'anno, con una presenza in 40 paesi, con un bilanciamento tra mercato italiano e mercato estero.
Il Sagrantino è un vitigno autoctono umbro, molto ricco di tannni e polifenoli, che richiede una attenta lavorazione sia in vigna che in cantina.
E' per questo che Colpetrone adotta rese molto basse (60 quintali per ettaro), con sistemi di allevamento qualitativi.
Dopo la vendemmia la fermentazione avviene in serbatoi di acciaio per circa 20 giorni con frequenti rimontaggi e delastage; dopo la svinatura i vini vengono travasati in botti di rovere dove continuano l'affinamento per 12 mesi e dove verrà svolta la fermentazione malolattica.
Nel 2014 l'azienda si è rifatta il look con una nuova immagine che rievoca la storia del territorio tra Umbria e Toscana che nei secoli arcaici vedeva la dominazione della civiltà etrusca.
Le etichette si rifanno quindi a stilizzati simboli etruschi pur in una linea complessiva di modernità, dove dominano il bianco e il nero.
Nella verticale a cui ho avuto la fortuna di partecipare l'etichetta è invece ancora quella storica color marrone.
Colpetrone annata 2006
Ha un alcol poderoso da 15,5% dichiarati e si sentono tutti. Frutta cotta matura al naso, a cui seguono spezie dolci e una mineralità insistente.
In bocca i tannini sono già vellutati. Riempie il palato con la sua struttura da peso massimo sul ring.
Colpetrone annata 2004
La bottiglia più austera della serata, si apre nel bicchiere ma rimane più timido di tutte le annate.
Meno alcol del 2006 anche in bocca rivela una austerità quasi fuori norma per un Sagrantino che di solito riconosciamo come esuberante.
Tannini vigorosi che asciugano il palato e buona acidità, ma nel complesso è la bottiglia che ha regalato meno emozioni.
Colpetrone annata 2003
Nel bicchiere è un rosso scurissimo, mentre al naso rivela una curiosa miscela di vinavil, cuoio, ciliegia surmatura e sotto spirito, con un finale elegante di sigaro.
Tannini che spingono sul palato, acidità da vendere, ha lo stampo classico del grande vino che occorre aspettare.
Colpetrone annata 2000
Il tappo si è praticamente disintegrato all'apertura e la paura che fosse andato male il vino è stata evidente negli occhi del sommelier.
Invece per fortuna era integro e come vediamo eccellente.
Partiamo con una grande spinta alcolica percepibile già al naso, poi liquirizia, frutta matura nera essiccata, scatola di sigari quindi un naso di grande complessità ed eleganza.
Tannini in grande spolvero nonostante l'annata non più recentissima, una spalla acida ancora ben salda, liquirizia dolce, vegetale e piacevolmente minerale, su un finale di grande spessore e in crescendo.
Colpetrone annata 1997
Infine (mi sono perso la foto) il migliore della serata.
Al naso colla e liquirizia si mischiano a formare un bouquet che si amalgama con sentori di pollaio, note eteree, farmaci, frutta matura dolce.
Più severo e schietto in bocca, in parte contrasta con un olfatto che faceva presagire un palato più morbido. Invece ha ancora acidità da vendere e grande spinta tannica che sbilanciano leggermente il vino, senza tuttavia scalfirne la grandezza assoluta.
Chapeaux.
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