Qualche volta capita. Ti aspetti da un certo tipo di vino alcune caratteristiche ben precise, ma poi nel bicchiere ne trovi delle altre.
Ma andiamo con ordine.
Ricordavo perfettamente le sensazioni che mi sono trovato stappando il Lagrein di Georg Ramoser, un vino dai toni caldi, pieni, avvolgenti, quando in enoteca ho deciso di acquistare il Fruggle, il Lagrein di Franz Gojer.
Siamo a Santa Maddalena, poco a sud di Bolzano, dove si distendono dolci colline coltivate a vite e dove spesso le aziende sono a conduzione familiare, con piccole produzioni ma molto curate e selezionate.
L'Azienda agricola Glogglhof produce i vini tipici della zona come Pinot Bianco, Schiava, Lagrein, Kerner.
Decido di aprirlo subito, la sera stessa dell'acquisto; si troverà abbinato ad un piatto di speck.
Alcune note tecniche prima della degustazione ci raccontano che il vigneto è posizionato su un terreno porfidico di natura alluvionale.
La fermentazione avviene in botte grande dove svolge la malolattica e l'affinamento.
Nel bicchiere il Fruggle si presenta rubino carico, mentre all'olfatto sprigiona interessanti aromi terziari di cuoio, poi pepe nero, prugna secca, una nota di tabacco molto leggera e un accenno di cioccolato.
In bocca è ..... magro (???), allora riassaggio ....... e la prima sensazione si riconferma, ha una certa magrezza, come di un vino che ha fretta di scivolare via dal palato, anche se in parte compensato da buoni tannini e adeguata freschezza, mentre la mordezza si fa un po' attendere e quella poca che c'è svanisce troppo velocemente.
Niente da fare, occorrerà riprovarlo, magari un'altra annata o forse basterebbe un'altra bottiglia, perché se c'è una cosa che ho imparato è che ogni bottiglia ha una storia a se, quasi come fosse un essere vivente.
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