Ma il titolo potrebbe trarre in inganno, perché vino di tutti i giorni non significa vino senza pretese, ma anzi un vino che alla estrema versatilità in abbinamento ai semplici piatti quotidiani riesce ad abbinare un proprio carattere ed esprimere una certa territorialità.
Territorio che nello specifico si trova sulle sponde del Metauro, fiume che sorge sull'Appennino marchigiano e che dopo aver percorso ben 120 chilometri tra strette gole appenniniche prima e tra dolci colline coltivate a grano poi, sfocia tranquillo nel mare Adriatico all'altezza di Fano.
La zona è famosa per la battaglia del Metauro che si è svolta nel 207 a.C. tra romani e punici, conclusasi con la vittoria dei primi e che ha lasciato sul campo un numero impressionante di morti (circa 30.000) anche per quei tempi.
Il Bianchello è uno dei tanti cloni di Trebbiano presenti soprattutto in centro Italia, vitigno quest'ultimo che si sta parecchio rivalutando negli ultimi anni sia tra gli addetti ai lavori che tra il pubblico dei consumatori, anche grazie all'opera di veri e propri produttori-visionari come Valentini in Abruzzo, ma anche di produttori piccoli e medi che lo stanno valorizzando con una continua e attenta ricerca della qualità (uno su tutti come esempio Perticaia in Umbria).
La Doc Bianchello del Metauro risale al 1969 e da allora i miglioramenti sono stati continui. Importante è stata l'introduzione del Consorzio, che ha spinto i produttori ad agire a fattore comune su rigide regole di cantina, rese per ettaro e blending tra i diversi vigneti.
LA RIPE BIANCHELLO DEL METAURO DOC (2013) - ROBERTO LUCARELLI
E' la versione più classica del Bianchello, dai delicati profumi di pesca bianca e mela, con un accenno agrumato, al palato fresco, incisivo, perfettamente corrispondente al naso.
E' un vino tecnicamente perfetto con in più una impronta territoriale molto tipica.
Territorio che nello specifico si trova sulle sponde del Metauro, fiume che sorge sull'Appennino marchigiano e che dopo aver percorso ben 120 chilometri tra strette gole appenniniche prima e tra dolci colline coltivate a grano poi, sfocia tranquillo nel mare Adriatico all'altezza di Fano.
La zona è famosa per la battaglia del Metauro che si è svolta nel 207 a.C. tra romani e punici, conclusasi con la vittoria dei primi e che ha lasciato sul campo un numero impressionante di morti (circa 30.000) anche per quei tempi.
Il Bianchello è uno dei tanti cloni di Trebbiano presenti soprattutto in centro Italia, vitigno quest'ultimo che si sta parecchio rivalutando negli ultimi anni sia tra gli addetti ai lavori che tra il pubblico dei consumatori, anche grazie all'opera di veri e propri produttori-visionari come Valentini in Abruzzo, ma anche di produttori piccoli e medi che lo stanno valorizzando con una continua e attenta ricerca della qualità (uno su tutti come esempio Perticaia in Umbria).
La Doc Bianchello del Metauro risale al 1969 e da allora i miglioramenti sono stati continui. Importante è stata l'introduzione del Consorzio, che ha spinto i produttori ad agire a fattore comune su rigide regole di cantina, rese per ettaro e blending tra i diversi vigneti.
Solitamente questo vigoroso vitigno concede vini freschi e beverini ma si può esprimere bene anche in versioni un po' più impegnative ottenute con la raccolta tardiva dei grappoli e una più lenta vinificazione.
Ho assaggiato due diverse versioni di Bianchello di due storici produttori della zona.LA RIPE BIANCHELLO DEL METAURO DOC (2013) - ROBERTO LUCARELLI
E' la versione più classica del Bianchello, dai delicati profumi di pesca bianca e mela, con un accenno agrumato, al palato fresco, incisivo, perfettamente corrispondente al naso.
E' un vino tecnicamente perfetto con in più una impronta territoriale molto tipica.
TENUTA CAMPIOLI BIANCHELLO DEL METAURO DOC (2013) - FIORINI
E' la versione più impegnativa del Bianchello e dimostra la versatilità produttiva di questo vitigno.
Viene prodotto tramite vendemmia di uve molto mature (con elevata componente zuccherina) e con una fermentazione e un affinamento più lunghi rispetto alla versione base.
Al naso si esprime su delicati rimandi floreali (fiori di campo) e un frutto intenso di pesca gialla e ananas, mentre al palato è opulento sulla scia di una vena alcolica accentuata ma mai invadente, con un nerbo che lo rende pieno ed equilibrato.
Per finire ho parlato inizialmente di vino versatile in abbinamento a diversi piatti e infatti entrambe le versioni possono sposarsi adeguatamente con antipasti di pesce, polpo con le patate e prezzemolo, primi con ragù bianchi di pesce, ma anche con le carni bianche come il coniglio e il pollo arrosto.
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