Scegliendo la bottiglia in enoteca, mi vengono subito in mente immagini della viticoltura ligure, chiamata con enfasi ma assolutamente a ragione con l'aggettivo 'eroica'.
Montagne che si ergono a ridosso del mare e filari di vigne a inseguire le interminabili curve; i muretti a secco, opera di instancabili vignaioli, con i sassi posati uno a uno nel corso del tempo . . . .
A differenza della pianura la viticoltura è forzatamente manuale, i trattori non potrebbero nemmeno arrivare fin lassù, e ancora meno passare tra i filari stretti e terrazzati.
Le giare portate in spalla e al più una teleferica al termine di un filare per trasportare l'uva a valle verso i camion e le cantine.
A differenza degli altri vini della regione, il Cinque Terre è prodotto con uvaggi diversi, in particolare il bosco che regala struttura, il vermentino che conferisce profumi e l'albarola che apporta acidità e quindi freschezza.
Molto bello l'impatto visivo del vino nel bicchiere, con il suo giallo oro vivo.
Ha poi un bouquet davvero intrigante, di fiori gialli e pesca gialla matura e una nota balsamica appena accennata.
In bocca è di poco inferiore rispetto al naso; si percepisce una spiccata acidità data dall'albarola e delle note vegetali, il tutto sostenuto da una buona struttura su un finale non particolarmente lungo.
Un buon prodotto anche considerando il prezzo non elevato, che premia il lavoro dei 300 soci della cooperativa e la loro viticoltura eroica.
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